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view post Posted on 19/12/2011, 22:28
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情熱は罪じゃないでしょう?

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© Jason Tristian Evans

:Jason:
Sollevai lentamente lo sguardo, osservando, seppur semplicemente per una manciata di secondi, il cielo, che iniziava a scurirsi, dato l'orario.
Con altrettanta lentezza, mi passai una mano tra i corti capelli neri, con il risultato di scompigliarli ancora di più di quanto non fossero in precedenza.
Quel pomeriggio indossavo un paio di jeans scuri, piuttosto aderenti e stracciati in più punti, una maglia a maniche corte, color grigio scuro sopra la quale avevo abbinato una giacca in pelle lucida, dello stesso colore dei miei capelli.
Non avevo badato molto all'abbigliamento, dato che ero più che certo che qualunque cosa avessi indossato mi sarebbe stata d'incanto. Vanità? Forse. Ma, più semplicemente, consapevolezza.
Dopo aver lasciato passare qualche istante, mi strofinai gli occhi azzurri, piuttosto energicamente.
Ero stanco, dovevo ammetterlo. Non riuscivo a spiegarmene il motivo, ma, in quel periodo, demoni e mostri vari sembravano aver deciso di abbandonare l'anonimato delle tenebre e darsi alla pazza gioia, prendendo a tormentare noi poveri esseri umani.
Ed, ovviamente, questo implicava un enorme aumento di lavoro, per noi hunters.
Sbuffai, decidendomi poi, senza però allontanare pensieri del genere dalla mia mente, a chiudere con una delicatezza quasi maniacale, la mia piccola (Una Porsche Carrera Gt color nero metallizzato. Un vero gioiellino, che mi permetteva, oltretutto, di non passare inosservato agli occhi altrui), ovviamente non prima di essermi assicurato che lo scatolo in legno contenente il mio armamentario, fosse ben nascosto. Non sarebbe stato certo facile spiegare alle autorità, nel caso qualcuno lo avesse notato, il perché portassi con me armi non registrate, per non parlare dei vari documenti falsi, dei quali mi avvalevo per poter indagare sui miei casi senza scocciature.
Il pensiero mi fece sorridere, distraendomi, anche se solo per qualche secondo dai pensieri citati in precedenza.
Lasciai poi che il mio sguardo vagasse senza una meta precisa, alla ricerca di un luogo nel quale, finalmente, avrei potuto mangiare qualcosa, quasi come se si trattasse di un modo per 'festeggiare' la conclusione dell'ennesimo caso.
Si era trattato di un vampiro, in una cittadina non poco distante da quella nella quale mi trovavo in quel momento. Mi morsi le labbra, al ricordo ancora vivido della lotta.
Detestavo profondamente i vampiri. Parassiti che, per sopravvivere, avevano bisogno di sottrarre la linfa vitale agli umani. E dire che le adolescenti vedevano in loro una sorta di modello di romanticismo.
« La stupidità umana non ha limiti... »
Mormorai sarcasticamente, fra me, prima di entrare in uno dei tanti fast food della zona. Non badai molto a quale fosse la catena di negozi alla quale apparteneva; dopotutto, l'importante era che il cibo mi riempisse lo stomaco, no?


Titolo arrandom, ascoltavo gli Skillet X°


Edited by ;kurohai - 19/12/2011, 22:43
 
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view post Posted on 19/12/2011, 23:27
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© ALEXIS BLAKE

:Alexis:
Alexis era sempre stata una di quelle persone che si annoia in fretta, molto in fretta. Era per questo motivo che quel giorno si ritrovava a gironzolare con una delle macchine ''prese in prestito'' dall'officina, perché si stava annoiando a morte. Non vedeva l'ombra di un caso da giorni e dire che con tutto il casino che c'era con i sigilli che venivano spezzati uno dopo l'altro, di lavoro ce ne sarebbe dovuto essere a sufficienza per tutti e invece..
Il fatto era che probabilmente la sfiga la stava perseguitando da quando aveva portato a termine quel caso a Boston, un caso in cui un'intera famiglia era stata colpita da una maledizione particolarmente elaborata che aveva fatto penare non poco la cacciatrice. All'inizio non ci aveva fatto caso, ma dopo ben due casi soffiatigli da sotto il naso, Alexis aveva cominciato a credere che la maledizione si fosse spostata su di lei. Risultato: era particolarmente intrattabile quel giorno.
Adorava il suo lavoro perché era l'unica cosa che la strappava dalla monotonia della sua vita, dal suo noiosissimo lavoro in officina e da suo padre. Senza contare che eliminare demoni e ogni sorta di creature malvagie la divertiva. Forse era matta oltre che maledetta.
Comunque quel giorno di lavoro neanche l'ombra, era almeno tutta la mattina che si spostava in macchina alla ricerca di qualcosa che le occupasse la mente, ma fino ad allora niente da fare.
Quando un certo languorino iniziò a solleticarle lo stomaco decise infine di fermarsi davanti il primo fast food che le capitò a tiro. Non era una fan di panini e patatine, visto che ci teneva a mantenere una certa linea, ma quando la fame chiamava era difficile ignorarla e Alexis era veramente troppo annoiata per cercare altrove.
Parcheggiò la sottospecie di carretta che stava guidando in quel momento - un furgoncino chiaro, l'unica auto dell'officina che era riuscita a rimettere in sesto abbastanza in fretta - vicino una macchina che difficilmente avrebbe potuto non notare.
Amava le auto e quella Porsche la stava seriamente invitando a spalmarvicisi sopra, non che facesse queste cose in officina certo, anche se principalmente perché non le avevano mai portato un auto simile.
Lasciò il borsone con dentro il suo equipaggiamento da cacciatrice nel furgoncino, ben nascosto sotto il sedile e scese sbattendo la portiera non troppo gentilmente.
- Piccola.. chi è quell'idiota del tuo padrone? - disse sfiorando appena la macchina.
Ebbene si, parlava con le auto e sì, quella era evidentemente una macchina che solo un uomo avrebbe usato per andare in un fast food. Fosse stato per lei, ora quella meraviglia sarebbe stata su qualche strada deserta a sfrecciare ben oltre il limite concesso.
Con non poca fatica, finalmente staccò gli occhi dall'auto per entrare nel fast food. Quanto odiava quell'odore, le si attaccava addosso.
Istintivamente cercò il proprietario dello splendore parcheggiato lì fuori e non ci mise molto a trovarlo, forse perché il resto dei clienti sembrava a malapena sapere cosa potesse essere una Porsche o forse per quell'aria da proprietario di macchine ultra lusso.
In quel momento ordinare qualcosa era il suo secondo pensiero, il primo era sapere perché diavolo quel tipo stava sprecando del tempo a mangiare invece di guidare quella meraviglia di macchina. Alexis aveva sempre avuto delle strane priorità.
- Sei tu il proprietario della Porsche qui fuori? - disse avvicinandosi e forse risultando un pochino aggressiva. Quella era di certo la frase più banale che una bionda potesse dire ad un bell'uomo proprietario di una Porsche e proprio per questo quel tono affatto svenevole era stato decisamente intenzionale - una Porsche Carrera Gt.. cosa sei? Un trafficante di droga? - disse con un sorriso sulle labbra.
Il problema di Alexis era decisamente la sua lingua lunga e il fatto che dicesse sempre ciò che le passava per la mente e spesso in maniera alquanto strafottente, motivo per il quale non erano in molti a trovarla simpatica. Comunque, almeno per quel momento, qualcosa da fare lo aveva trovato.






Edited by høwl - 20/12/2011, 00:38
 
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© Jason Tristian Evans

:Jason:
Il forte odore di frittura, tipico dei fast food, mi invase non appena misi piede nel locale. Inspirai appena, sorridendo, seppur in maniera appena percettibile, tra me.
In fondo, nonostante tenessi molto alla mia forma fisica, adoravo il cosiddetto 'cibo-spazzatura', ma mai e poi mai lo avrei ammesso apertamente: preferivo mantenere, alla vista di persone estranee, quella che era la prima impressione che si aveva di me.
Scossi poi lentamente il capo, allontanando temporaneamente pensieri del genere e prendendo ad osservare il locale, distrattamente. All'interno, il luogo era piuttosto piacevole, dopotutto.
Certo, rumoroso e pieno di ragazzine petulanti che, convinte che non l'avessi notato, avevano preso ad osservarmi e confabulare tra loro, ma piacevole, considerando la media dei luoghi da me quotidianamente visitati. Ad ogni modo decisi di non indugiare oltre, avvicinandomi al banco delle ordinazioni, non prima di essermi però passato nuovamente una mano tra i capelli neri, -gesto che ero solito compiere in varie occasioni, spesso quasi inconsapevolmente-.
Dopo una rapida occhiata al menù, decisi di optare per un porzione di patatine fritte ed una Coca Cola media, da consumare seduta stante. Osservai la commessa annuire, per poi presentarsi nuovamente, dopo una manciata di minuti, con la mia ordinazione.
Le sorrisi, in modo piuttosto cordiale, per poi tirare fuori dal portafoglio in pelle nera, una delle tante carte di credito a mia disposizione (la maggior parte delle quali erano, ovviamente, fasulle.), della quale mi avvalsi per pagare il mio 'misero' pasto.
Dopo che me l'ebbe restituita, mi voltai nuovamente verso i tavoli, alla ricerca di un posto libero, nel quale avrei potuto effettuare la mia consumazione. Optai per quello vicino alla finestra, dal quale mi era possibile osservare la maggior parte degli altri tavoli, oltre che alle persone che mettevano piede all'interno del fast food.
Una accomodatomi al mio posto, intinsi una patatina nel ketchup, e poi, con lentezza quanto con eleganza, la portai alle labbra, facendo attenzione a non sporcarmi. Lasciai che il sapore dolciastro della sopracitata salsa si mischiasse a quello salato della patatina, creando un mix che, per le mie papille gustative, era un vero e proprio paradiso.
A pensarci, era sotto certi versi buffo che, un ragazzo come me, cresciuto nel lusso e che aveva avuto la possibilità di assaggiare i piatti più raffinati del mondo, prediligesse a questi ultimi un cibo semplice e 'plebeo' come quello di un fast food.
Ero strano, bisognava ammetterlo.
Sorrisi nuovamente tra me, portando un'altra patatina alla bocca e prendendo ad osservare i clienti del locale, senza soffermarmi su nessuno in particolare per più di una manciata di secondi. Erano tutti così sereni. Scherzavano, ridevano, alcuni, specie le precedentemente citate ragazzine, parlavano di pettegolezzi riguardanti i loro attori e/o cantanti preferiti. Se solo avessero saputo quello che c'era realmente là fuori...
Continuai a perdermi in pensieri del genere per un periodo di tempo non ben definito, e, probabilmente, avrei continuato a farlo, se la mia attenzione non fosse stata catturata dall'entrata di una ragazza.
Incuriosito, la osservai, senza che lei lo notasse. Era bionda, piuttosto alta, dal fisico atletico. Gli occhi, azzurri come i miei, ma probabilmente più chiari di due o tre tonalità, erano messi in risalto dal trucco scuro intorno agli occhi.
Beh, era innegabile che si trattasse di una bella ragazza. Ma, la cosa che mi incuriosì fu il fatto che sembrava essere alla ricerca di qualcosa, o, forse, sarebbe più opportuno dire qualcuno. E, quando la vidi avvicinarsi al mio tavolo, capii che quel qualcuno ero proprio io.
Fortuna o sfortuna?
Ascoltai quanto aveva da dire, mantendendo ad ogni modo la mia solita aria strafottente. Il tono di voce utilizzato dalla sopracitata ragazza, il cui nome mi era ancora sconosciuto, mi lasciò intuire che si trattasse di una persona dal carattere forte. La cosa si faceva interessante, dovevo ammetterlo.
« Oh, un'esperta di auto. »
Cominciai, rispondendo in questo modo alla sua prima affermazione. Nel farlo, lasciai che un sorriso affabile comparisse sul mio volto, mentre, per quanto riguardava il tono di voce, decisi di usarne uno a metà fra lo stupito e l'ironico.
« Uhn, ci sei andata vicino. Sono un ladro di opere d'arte. »
Mormorai dopo qualche istante di silenzio, stavolta calcando ancor di più l'ironia della mia voce e posando con delicatezza la patatina, che ancora avevo fra le dita, sul bordo del piatto e prendendo a guardarla, divertito.




Edited by ‚swansong - 20/12/2011, 23:29
 
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view post Posted on 21/12/2011, 12:45
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:Alexis:
Alexis non aveva solo una passione per le macchine, lei le adorava. Questo perché aveva capito che avere a che fare con loro era molto più semplice che con degli esseri umani. Le macchine obbedivano ad ogni tuo piccolo comando, erano facili da capire e soprattutto da aggiustare. Se una macchina si rompeva si ripara con facilità, se un uomo moriva no.
Da quando erano morti lo zio e il fratello, la ragazza aveva dedicato sè stessa alla caccia, ma in quei rari momenti in cui non aveva nulla da perseguitare e uccidere con tutto il suo odio, si dedicava anima e cuore alle macchine, isolandosi dal resto del mondo. Dopotutto come mai avrebbe potuto avere una qualche relazione? Cosa avrebbe detto quando sarebbe dovuta sparire per giorni, forse settimane? No, era molto meglio così, nessun legame, nessuna complicazione.
Avendo sviluppato questa ossessione per le macchine, era quasi logico che notasse la Porsche parcheggiata fuori il fast food e logico anche era il fatto di voler scoprire chi ne fosse il proprietario. Dopotutto non aveva nulla da fare.
Si era aspettata che fosse così, giovane, bello e con quell'aria da ''guardatemi pure, io non vi degnerò di uno sguardo''. Alexis ci andava a nozze con tipi del genere, persone che neanche immaginavano cosa ci fosse lì fuori e che pensavano solo a possedere più beni di lusso possibili o questo almeno era ciò che credeva lei.
Entrata in quel fast food non ci pensò neanche ad ordinare e virò immediatamente in direzione del ragazzo, che seduto ad un tavolo, sembrava godersi il suo pasto.
Fu forse un pò aggressiva, ma d'altra parte lei era fatta così.
Quando sentì il suo commento sul suo essere esperta di auto, incrociò le braccia e sollevò appena un sopracciglio.
- Ti sorprende forse? - chiese con il tono di chi non avrebbe mai voluto sentire una risposta affermativa.
Alexis odiava gli uomini che si credevano migliori della donne, quelli che credevano che le donne non potessero fare o sapere determinate cose. Visto che la ragazza cacciava mostri alle volte solo con un pugnale, si poteva ben dire che non ci fossero cose che le donne non potevano fare.
Ipotizzò che potesse essere un trafficante di droga, vista la macchina non esattamente alla portata di tutti e lui rispose con ironia, prendendola palesemente in giro.
- Oh questo è certo - disse con un sorriso, interpretando la frase a suo piacere. Dopotutto per lei, auto come quelle rientravano benissimo nella categoria ''opere d'arte''.
Spostò la sedia libera davanti a lui con un piede, per poi sedervisi.
- E sentiamo, com'è la vita di un ladro? Non hai paura che andare in giro così, per fast food, con macchine come quella, possa essere pericoloso? Qualcuno potrebbe riconoscerti - disse restando al suo gioco - o quanto meno pensare che sei pazzo a lasciare una meraviglia simile davanti un posto come questo - disse appoggiando la schiena alla sedia.
Poteva benissimo pensare che stesse esagerando, ma lei aveva rubato delle ruote ad un auto proprio nel parcheggio di un fast food o meglio un autogrill, quindi per Alexis l'osservazione era più che lecita.
Solitamente la gente non la interessava, ma quando c'erano di mezzo le macchine, bè, era tutta un'altra storia. Avrebbe pagato oro per poter guidare una Porsche, ma il ragazzo di fronte a lei aveva tutta l'aria di chi non sarebbe mai neanche salito con le scarpe sporche nella sua adoratissima auto e Alexis certo non poteva dargli torto.
- E se ti dicessi che sono venuta qui per arrestarti? - disse giocando un pò, sempre con un sorriso sulle labbra, giusto per capire che tipo fosse.
La gente non la interessava, ma era piuttosto brava a catalogarla, dopotutto era una cosa che le serviva anche nel lavoro che faceva, il suo vero lavoro, quello di cacciatrice.


 
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© Jason Tristian Evans

:Jason:
Con il passare dei secondi, quella conversazione si faceva sempre più interessante. Era raro incontrare una ragazza avente un simile carattere, una persona diversa da quelle che mi capitava di incontrare più frequentemente, interessate unicamente al mio aspetto fisico o, nella maggior parte dei casi, al mio conto in banca.
L'umanità era composta, a mio dire per lo meno, da persone frivole, nella maggior parte dei casi. Una prova che avvalorava questa mia convinzione, erano, ad esempio, le richieste maggiormente quotate in un patto con un qualche demone: denaro, successo, una bella vita.
Trovavo la cosa a dir poco disgustosa. Barattare la propria anima, probabilmente l'unica cosa in questo mondo che avesse realmente valore, con un qualcosa di effimero, inutile, superfluo. Un qualcosa che ci si sarebbe potuti tranquillamente guadagnare con il lavoro, magari sudando un po' di più.
Tornai, ad ogni modo, a concentrarmi nuovamente sulla discussione in corso, anche perché, dare l'impressione di essere maleducato non era di certo nelle mie intenzioni. Prenderla un po' in giro, magari questo sì.
Del resto, la consapevolezza di cosa fosse realmente il mondo in apparenza pacifico e noioso nel quale vivevamo, mi faceva sentire, sotto certi versi, superiore alla media. Dopotutto salvavo persone, combattevo creature provenienti dagli incubi più oscuri che si potessero immaginare. Beh, forse il motivo che mi spingeva a farlo non era altrettanto nobile, ma ciò che contava era il risultato finale, no?
« Un po' sorpreso, sì. Ho conosciuto diverse donne, ma nessuna è stata mai in grado, fino ad ora, di capire quale fosse con precisione il modello della mia auto ad un solo sguardo. »
Sorrisi, nel pronunciare quella frase, quasi come a volerle far capire che il mio non voleva essere un commento maschilista, cosa che ero certo avrebbe irritato una persona come lei.
Non la conoscevo, per cui non potevo esserne sicuro al cento per cento, ma ero piuttosto bravo nell'inquadrare il carattere degli altri. E l'istinto mi diceva di star attento alle parole utilizzate.
Inutile dire che mi fidavo ciecamente del mio istinto.
Durante la breve pausa, durata non più di qualche secondo, continuai, ad ogni modo, a guardarla negli occhi, mantenendo in tal modo il contatto visivo.
Dopo alcuni secondi, la vidi sorridere alla mia precedente affermazione, quella nella quale l'avevo amichevolmente presa in giro, per poi spostare una sedia e prendere posto di fronte a me. Lasciai che mi chiedesse ciò che voleva, mentre bevevo un sorso della mia bibita.
In fondo, ero pur sempre entrato in quel locale per riempirmi lo stomaco. Ripresi poi a sorridere, decidendo di mentenere la conversazione su quella linea, e rispondendo con lo stesso tono di voce usato precedentemente, stavolta senza lasciar passare troppo tempo fra la domanda e la risposta.
« In effetti dovrei, hai ragione. Ma se mi ponessi problemi del genere in continuazione, dove sarebbe il divertimento? »
Ribattei, posando poi nuovamente il bicchiere contenente la bibita sul tavolo ed appoggiando la schiena contro l'apposito schienale, così da poter star seduto più comodamente.
Quasi senza pensarci, lasciai scivolare lo sguardo verso la finestra, osservando, con la coda dell'occhio, la macchina che aveva dato il via alla discussione, sorridendo poi impercettibilmente.
« Oh. La cosa si fa interessante. E così sei qui per arrestarmi, eh? »
Già, mi stavo divertendo. E tremendamente anche.
 
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© ALEXIS BLAKE

:Alexis:
Alexis non era un tipo molto facile con cui avere a che fare. Un pò per il fatto che non le piaceva granché stare a contatto con le persone, un pò per il suo carattere alle volte intrattabile. Spesso la gente la catalogava senza neanche conoscerla, affibbiandole epiteti che quasi sempre non rispecchiavano affatto ciò che era in realtà. Solo perché era bionda, per esempio, non voleva certo dire che fosse stupida come non voleva dire che fosse facile con gli uomini il fatto che si rivolgesse spesso loro con molta più facilità di quanto non facesse con le donne. Essendo cresciuta tra uomini era normale che avesse assunto a sua volta atteggiamenti da maschiaccio e anche normale era il fatto che si trovasse meglio con gli uomini piuttosto che con le donne. Semplicemente queste ultime le trovava per la maggior parte frivole e oche e Alexis non perdeva neanche un secondo del suo tempo con persone simili. Non che gli uomini fossero tanto meglio in fondo, con il lavoro che faceva e i posti che frequentava, ne aveva incontrati di tutti i tipi e ancora non aveva trovato un uomo che avesse davvero catturato la sua attenzione. Le cose erano due: o lei era veramente troppo difficile o la gente era veramente troppo noiosa. Per il momento Alexis propendeva per quest'ultima.
Quel ragazzo che aveva davanti però la incuriosiva, forse per il fatto che non riusciva a catalogarlo con facilità, come faceva con quasi tutte le altre persone. Si era fatta un'idea iniziale e le prime parole scambiate con lui avevano solo rafforzato quella sua impressione, ma c'era qualcosa che le diceva che c'era molto altro da scoprire e figuriamoci se Alexis si lasciava scappare qualcosa o qualcuno di interessante.
Le disse che era sorpreso e per un momento Alexis lo fulminò con lo sguardo. Lo lasciò però parlare e il suo tono le fece capire che era solamente stato sincero, non maschilista e volutamente offensivo.
- Quando si cresce e si lavora tra le macchine, riconoscere i modelli diventa un gioco da ragazzi - commentò senza neanche utilizzare un tono troppo sgarbato.
Quando la gente sapeva quale fosse il suo lavoro o almeno quello che gli altri consideravano fosse il suo vero lavoro, se ne sorprendevano sempre e subito dopo si facevano le idee più sbagliate di lei. Neanche smontasse macchine illegalmente, cosa che a dire il vero, ogni tanto faceva giusto per fare entrare qualche soldo in più.
Ci aveva visto giusto, era un tipo interessante, già solo dal fatto che sostenesse il suo sguardo. Non molti lo facevano, anche perché spesso Alexis riusciva a guardare la gente con sguardo particolarmente truce e sostenere uno sguardo simile era abbastanza difficile. Il fatto che quel ragazzo non distogliesse lo sguardo dai suoi occhi indagatori, era abbastanza da far sì che Alexis lo collocasse istintivamente ad un piano più alto rispetto a tutti gli altri.
La sua affermazione la fece sorridere. Lei la pensava esattamente allo stesso modo. Perché crearsi problemi quando ci si poteva semplicemente divertire?
- Non hai tutti i torti in fondo - annuii con un sorriso - ma tanto per la cronaca, io ci avrei messo solamente una decina di minuti a portarti via la macchina - disse anche abbastanza soddisfatta di sè stessa. Ci avrebbe messo un pò di tempo a farla partire, ma ad aprirla non ci avrebbe messo davvero niente e ormai era anche abbastanza brava da non far scattare antifurti o altro. A questo l'aveva portata la noia dovuta all'assenza di casi, all'imparare come rubare una macchina, cosa utile alle volte.
Rimase al suo gioco, dicendo lui che visto che era un ladro di opere d'arte, lei poteva benissimo essere lì per arrestarlo. Lui non le disse cosa effettivamente avrebbe fatto se fosse stato così, si limitò a rispondere con aria divertita.
- Possibile - rispose con un'alzata di spalle - ma potrei anche lasciarti andare ... ad una condizione. Lasciami guidare la tua auto - disse semplicemente, come se fosse la richiesta più normale del mondo.
Probabilmente nessuna donna gli aveva mai chiesto una cosa simile, sicuramente gli avevano già chiesto di poterci fare un giro, ma quasi sicuramente non di guidarla e comunque era praticamente certa che quel ragazzo non avesse mai permesso a nessuno una cosa così.
- Comunque io sono Alexis - disse infine.
Le piaceva sapere sempre con chi stava parlando, oltre al fatto di cercare di capire più particolare possibili sul suo interlocutore. Una sorta di precauzione, diciamo, in caso avesse poi dovuto nuovamente ritrovare tale persona.
- E giusto perché tu non ti faccia idee sbagliate, sono solamente interessata alla Porsche. Chiamiamola deformazione professionale - disse ridendo.
Quella precisazione le era venuta spontanea dopo aver posato lo sguardo su alcune ragazzine sedute qualche tavolo più in là, intente a mangiarselo con gli occhi, comportamento che Alexis aveva sempre trovato alquanto squallido.






 
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view post Posted on 24/12/2011, 00:04
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© Jason Tristian Evans

:Jason:
Come avevo precedentemente ipotizzato, una delle prima frasi da me precedentemente pronunciate sembrò irritarla, o, per lo meno, in un primo momento. Ma, proseguendo nella conversazione, notai il suo sguardo farsi meno 'addolcirsi', sotto certi versi, anche se, probabilmente, il sostantivo non è il più adatto a rendere l'idea.
Fatto stava che lo sguardo che mi era rivolto era meno severo rispetto a quello di pochi istanti prima.
Attesi che smettesse di parlare, dato che mi era stato insegnato, fin dalla più tenera età, ad essere galante nei confronti delle donne. Dopotutto, ero pur sempre cresciuto in una famiglia economicamente agiata, che veniva invitata spesso e volentieri a serate eleganti e nelle quali bisognava comportarsi secondo le regole del galateo.
Per qualche secondo, distolsi lo sguardo, perdendomi in quelli che erano ricordi tutt'altro che piacevoli. Serate eleganti, nelle quali mio padre si comportava, come era solito fare del resto, come se non esistessi, rivolgendomi, solamente quando non poteva farne a meno, sguardi di disapprovazione misti a quelli di puro disgusto.
Sbattei comunque le palpebre, deciso ad allontanare pensieri del genere, dato che non era né il luogo, né il momento adatto perché questi ultimi riaffiorassero. In fondo, ero sempre stato un tipo piuttosto riservato, e non amavo condividere il mio passato con gli altri, figuriamoci se l'avrei fatto con una ragazza appena conosciuta -per quanto interessante potesse essere-.
Mi concentrai dunque nuovamente sulla discussione in corso, deciso a non distrarmi più in pensieri a quest'ultima poco inerenti, cosa che, seppur inconsapevolmente, avevo fatto più volte fino a quel momento.
Sorrisi, alla sua ultima affermazione, riprendendo il contatto visivo.
Quella ragazza si dimostrava sempre più interessante, con l'avanzare della conversazione. Ero così venuto a conoscenza di quello che era il suo lavoro, e, beh, dovevo ammettere di esserne sorpreso.
Sin dal primo istante avevo intuito che la ragazza che avevo di fronte era differente da tutte quelle che mi era capitato di conoscere fino a quel momento. E forse, era per questa ragione che la sua figura mi incuriosiva così tanto; potevo vantare una vasta esperienza in fatto di donne, ma raramente ero stato così incuriosito ed al tempo stesso affascinato da una figura femminile.
« Beh, sì, in effetti hai ragione. Lavorando nel campo delle auto, non mi sorprende che la mia piccola abbia attirato la tua attenzione. »
Affermai, continuando a sorridere e prendendo nuovamente il bicchiere di Coca Cola che avevo precedentemente appoggiato sul tavolo fra le mani, senza però berne il contenuto. Mi limitai infatti a giocare distrattamente con la cannuccia in plastica, gesto che ero abituato a compiere, a volte senza nemmeno rendermene conto.
Dopo qualche istante, la vidi sorridere, annuendo ad una delle mie precedenti affermazioni, e dicendosi concorde con me per quanto riguardava il godersi i divertimenti della vita. Condividevamo molti punti di vista, e, da quanto avevo potuto vedere, anche alcuni tratti caratteriali. Per qualche secondo, pensai che se avessi svolto un lavoro differente saremmo potuti diventare persino amici. Ma allontanai quel pensiero in pochissimi secondi. Avevo ormai rinunciato da tempo all'avere un qualunque tipo di relazione non un altro essere umano.
« Non ne dubito. »
Commentai poi, continuando a sorriderle. Non volevo prenderla in giro in alcun modo, anche perché, a giudicare dal tipo, un gesto simile non sarebbe stato poi tanto impensabile.
Ma non mi curai di correggerla riguardo al fatto che, beh, non sarebbe stato facile rubare un qualcosa di mia proprietà, specie trattandosi della mia amata bambina. Ero pur sempre un cacciatore, ed i miei riflessi erano più pronti rispetto a quelli degli altri, ma, dopotutto, questo lei non poteva saperlo.
Decisi poi di continuare quello che era ormai diventato il 'nostro gioco', continuando ad osservarla interessato quanto divertito. Ero più che sicuro che non fosse realmente un'esponente delle forze dell'ordine, ma dovevo ammettere che la sua recita era piuttosto convincente, sotto certi versi.
Riusciva a mantenere un tono di voce tranquillo, quasi disinteressato anche nel pronunciare quella richiesta, una richiesta che nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di porre ad una persona appena conosciuta. Ne fui sorpreso quanto compiaciuto.
Ci avevo davvero visto giusto. Avevo di fronte una persona interessante come poche.
« Una richiesta piuttosto ragionevole in cambio della mia libertà. »
Mormorai, riflettendoci qualche istante. Si trattava pur sempre della mia bambina, e difficilmente avrei permesso a qualcuno di toccarla, specie ad una persona conosciuta non più di pochi secondi prima. Ma, del resto, non c'era divertimento senza rischio. L'avevo affermato io stesso pochi istanti prima.
Bevvi un sorso della mia bibita, ancora una volta stando attento a non distogliere lo sguardo, prima di risponderle, chinandomi di più verso il tavolo, quasi come a volermi avvicinare un po' di più. Probabilmente, dato l'atteggiamento piuttosto 'sfacciato' di entrambi, ad una persona esterna saremmo sembrati più che neo-conoscenti. La cosa era piuttosto divertente, a dirla tutta.
« Ad una condizione, che credo troverai piuttosto ragionevole. Verrò con te in quanto passeggero. »
Mormorai poi, dopo alcuni secondi di quella che potremmo anche definire con il nome di 'suspence'.
In attesa della sua risposta, comunque, decisi di presentarmi, considerando che, pochi istanti prima, lei aveva fatto lo stesso. Sarebbe stato contro le regole del già precedentemente nominato galateo non ricambiare. Ed oltretutto, ero sempre stato dell'idea che, ad ogni volto, andasse associato un nome.
« Jason. »
Mi limitai a mormorare, passandomi poi la mano sinistra, quella nella quale non stringevo nulla, fra i capelli neri, dato che alcune ciocche, più lunghe delle altre, mi erano finite davanti agli occhi.
Alla sua ultima precisazione poi, non potei fare a meno di ridere, divertito, voltandomi verso il tavolo sul quale, la bionda, aveva posato lo sguardo.
Quel mio semplice gesto, suscitò nelle sue occupanti strilletti vari. Beh, non potevo negare di trovare la cosa divertente e di sentirmi anche un po' compiaciuto. Ero sempre stato alquanto vanitoso, del resto.





 
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© ALEXIS BLAKE

:Alexis:
Quel ragazzo le risultava essere sempre più diverso da quanto si era immaginata. Lo aveva catalogato fin da subito come un tipo arrogante, spocchioso e presuntuoso e tutto questo solo per una sua impressione, un pregiudizio verso coloro che ostentavano la propria ricchezza. Invece ora che ci parlava, Alexis si accorgeva che era invece un tipo che aveva molte idee in comune con le sue, ma soprattutto che sapeva stare allo scherzo e se c'era qualcosa che le piaceva nelle persone, forse una delle poche qualità, era la capacità di non prendersi mai troppo sul serio, perché altrimenti, che divertimento ci sarebbe stato?
Lei di fatti era stata al suo gioco, credendo alle sue parole che ovviamente erano state una bugia, era ovvio che quel ragazzo non fosse un ladro di opere d'arte, anche se non aveva capito cosa altro potesse essere, se un figlio di papà o semplicemente uno che aveva parecchia fortuna.
Lei era cresciuta in condizioni decisamente non agiate, cavandosela con ciò che aveva, faticando alle volte anche solo per guadagnare qualche soldo. Forse era questo che l'aveva portata a giudicare troppo frettolosamente tipi come quel ragazzo.
Era rimasto sorpreso dal sentire quale fosse il suo mestiere, ma ormai Alexis era abituata, non tutti l'avrebbero associata a quel lavoro, anzi quasi nessuno, visto che non andava in giro con una salopette sporca del grasso delle macchine, al contrario, girava con vestiti piuttosto aderenti e provocanti. Al massimo potevano scambiarla per una spogliarellista ed era già successo.
Le disse che non era sorpreso, sapendo del suo lavoro, che si fosse interessata alla sua auto. La fece sorridere sentire come lui si riferisse alla propria auto, proprio come faceva lei.
- Preferisco le moto, ma una Porsche è sempre una Porsche - disse divertita da come quel discorso stava andando avanti. Lei infatti di solito girava con la sua Harley, tranne per giorni come quello, in cui non c'era davvero niente da fare e nessun modo per divertirsi e allora tanto valeva prendere il primo mezzo disponibile.
Continuando a scherzare, gli aveva detto che lei avrebbe potuto essere lì per arrestarlo e che avrebbe potuto chiudere un occhio in cambio di un giro sulla sua macchina. Lui stesso la definì una richiesta ragionevole e Alexis sorrise, anche un pò sorpresa del fatto che lui non le avesse detto un secco no. Non lo aveva proprio capito quel ragazzo e la cosa le sembrava strana e le dava anche un pò fastidio, visto il fatto che fino ad ora non le era mai capitata una cosa simile.
- Lo è senza dubbio - disse divertita.
Lui sembrò ragionarci un pò su, ma Alexis capi, ancor prima che parlasse, che non avrebbe rifiutato. Chissà perché.
Accettò, ma anche lui pose delle condizioni e Alexis rise di gusto sentendo quali esse fossero.
- Non avevo certo pensato il contrario, credimi. Sarebbe stata una richiesta fin troppo azzardata da parte mia chiedere di poter guidare la tua macchina da sola -
Mi stupiva il fatto che avesse accettato, io forse non lo avrei fatto se fossi stata al posto suo e la cosa mi diede da pensare. Che non fosse un semplice ragazzo? Che fosse altro? Alexis ne aveva viste di tutte i colori, ma un demone con una Porsche, quella proprio le mancava. Comunque, annoiata com'era, si disse che avrebbe rischiato volentieri, se era un demone, avrebbe trovato la caccia che desiderava, se non lo era, si sarebbe goduta il giro in macchina. Incosciente da parte sua, ma Alexis era fatta così.
- Non che io voglia farti cambiare idea ma cosa ti ha spinto ad accettare? In fondo non mi conosci - gli chiese per togliersi quel dubbio.
Neanche lei lo conosceva in fondo ed era proprio venuto il momento di rimediare, almeno presentandosi. Disse di chiamarsi Jason e Alexis si limitò a guardarlo, studiando le sue mosse, e sorridendo quando lo vide passarsi la mano tra i capelli. Si era sempre chiesta se gli uomini lo facessero per apparire più affascinanti.
- Bene, Jason, che ne dici di andare a rispettare il patto immediatamente? - disse alzandosi e guardandolo con un sorriso.
Era sempre stata così, Alexis non sapeva aspettare nè stare ferma per troppo tempo, neanche se la persona che doveva prestarle la sua macchina stava in quel momento mangiando.
Rimase in attesa della sua risposta, mentre si rendeva appena conto che l'idea di mangiare le era del tutto passata di mente.





scusa il ritardo e il post che di certo non è tra i migliori >_< se li facciamo uscire poi Lorelai può unirsi a noi (:
 
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view post Posted on 29/12/2011, 23:40
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© Jason Tristian Evans

:Jason:

Stavolta, al contrario di quanto era capitato in precedenza, non fui affatto sorpreso nel sentire la sua ultima affermazione. In effetti, per lo meno da quanto avevo potuto dedurre, Alexis pareva essere un tipo sportivo ed amante dell'avventura, ed era più che palese che una ragazza del genere, avrebbe preferito un mezzo di trasporto attraverso il quale si sarebbe potuto percepire il vento tra i capelli in modo differente rispetto a quello che era possibile fare in un'auto, per quanto sportiva potesse essere.
Sorrisi a quel pensiero, senza però deconcentrarmi, e facendo attenzione a non perdere una singola parola fuoriuscita dalle sue labbra. Del resto, mi ero ripromesso, pochi istanti prima, di rimanere concentrato ed evitare distrazioni di alcun genere, specie se queste ultime avevano a che fare con avvenimenti del mio non troppo felice passato.
Dovevo ammetterlo, la compagnia della bionda si stava rivelando estremamente piacevole. Insomma, dopo aver lavorato come un matto ad un caso dopo l'altro. nell'ultimo periodo, credevo di meritare un po' di relax. Ed anche solamente scherzare con qualcuno, era una gradita distrazione.
Prima di rispondere, poggiai nuovamente il bicchiere in plastica dal quale stavo bevendo la mia bibita, ormai quasi vuoto, sul tavolo. Non potei fare a meno di notare che l'estremita della cannuccia fosse mordicchiata, a causa del mio già precedentemente citato 'tic'.
« Ti capisco. Le moto sono affascinanti, specie perché, nel guidarle, è possibile provare un senso di libertà fuori dal comune. »
Conclusi, annuendo lievemente mentre pronunciavo quelle parole. Lo pensavo davvero, dopotutto, nonostante fossi più incline all'utilizzo delle auto. Per quanto fosse piacevole, infatti, la guida di una moto non era adatta per i viaggi lunghi, ed oltretutto, non molto conciliabile con il mio lavoro.
In quanto cacciatore, ero in costante movimento, e dovevo avere necessariamente con me un vasto assortimento di armi, date le diverse tipologie di mostri che avrei potuto affrontare. Girare con un vero e proprio armamentario su una moto sarebbe stato scomodo, e di certo avrebbe attirato molto di più l'attenzione di quanto non facesse la mia piccola.
E, nonostante fosse innegabile che mi piacesse essere notato, il suddetto modo non era propriamente il più indicato.
Notai poi una lieve espressione di sorpresa accompagnata al suo sorriso, anche se durò unicamente pochi secondi. Era piuttosto brava a mascherare le sue emozioni. Per qualche istante, pensai persino di poter avere a che fare con un demone. Ma il mio istinto mi diceva un qualcosa di differente.
Decisi, comunque, di non farci molto caso, in quel momento. La mia pistola era al sicuro nella tasca della mia giacca per ogni evenienza, così che avrei potuto estrarla al primo segnale di pericolo. Ero abbastanza coperto. Ed oltretutto, morivo dalla voglia di divertirmi, cosa che si sarà certamente intuita.
La vidi poi ridere di gusto alle mie condizioni. Sorrisi, scrollando le spalle.
« Beh, non si sa mai. Ad ogni modo ho preferito specificare. »
Aggiunsi dopo qualche istante, mantenendo un tono di voce divertito ed amichevole. Non avevo intenzione di rovinare quell'atmosfera piacevole, nemmeno involontariamente. Stavo quasi per perdermi nuovamente nei miei pensieri, venendo dunque meno al mio precedente proposito, ma, non saprei dire se fortunatamente o meno, la voce di Alexis mi riportò alla realtà.
Come avevo immaginato, mi aveva chiesto cos'è che mi avesse spinto ad accettare la sua proposta. Beh, dopotutto una richiesta del genere era più che normale. Ci conoscevamo da circa dieci minuti, eppure avevo acconsentito a farle guidare quella che per me era una delle cose più importanti al mondo.
Il problema era che... beh, nemmeno io ne conoscevo il motivo preciso. Sapevo unicamente che c'era qualcosa, nella sua figura, che mi tranquillizzava sotto certi versi. Era come se una voce proveniente da un remoto angolo del mio subconscio mi intimasse di fidarmi di lei.
« Francamente? Non lo so nemmeno io. Probabilmente è perché alcuni lati del tuo carattere mi ricordano il mio modo d'agire. »
Risposi poi, sincero, con un'ulteriore scrollata di spalle. Ma, prima che potessi fare o dire qualcos'altro, la vidi alzarsi, quasi impaziente che io rispettassi l'impegno preso. Non potevo biasimarla, in fondo, pensai poi, continuando a mantenere il sorriso sul mio viso.
Se fossi stato al suo posto, sarei stato colto dallo stesso entusiasmo.
Per un istante però, il mio sguardo si posò sul piatto di patatine fritte poggiato di fronte a me. Non ne avevo consumato nemmeno la quarta parte, ma sarebbe stato scortese da parte mia dirle di aspettare che finissi di consumare il mio pasto.
Oltretutto, dovevo ammettere di non provare più il forte senso di fame che mi aveva spinto a mettere piede in quel fastfood, quanto piuttosto un crescente senso di curiosità nei confronti della persona che mi stava di fronte e che, in quel momento, mi osservava con impazienza.
Mi alzai, dunque, dopo pochi istanti di silenzio, riprendendo a guardarla e facendo in modo che i nostri occhi azzurri si incrociassero, per l'ennesima volta.
« Molto volentieri. »
Risposi infine, avviandomi verso l'uscita del locale, con l'affascinante bionda al mio fianco.




Non preoccuparti per il ritardo<3
Con le feste è normale che tu abbia avuto da fare :sisi:
Btw, sono d'accordo sul farli uscire. Tanto dubito che Jas abbia ancora voglia di mangiare X
 
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view post Posted on 4/1/2012, 23:43
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© ALEXIS BLAKE

:Alexis:
Solitamente l'idea di divertimento di Alexis prevedeva una caccia movimentata, qualche scontro possibilmente mortale o comunque qualcosa che le desse una scarica di adrenalina non indifferente, ma quella volta, per la prima volta, poteva dire di non essere annoiata dal non fare nulla di tutto ciò e nel parlare con una persona. Strano come quel ragazzo la incuriosisse, probabilmente era per il fatto che aveva capito di avere molto in comunque con lui, forse per il fatto che c'era qualcosa che non capiva e che proprio per questo la incuriosiva da morire. Fatto stava che poteva dire di aver trovato qualcosa di veramente interessante quel giorno e questa si che era una novità. Era veramente decisa a capire meglio quel ragazzo, anche solo per vedere quante cose avessero in comune e quando le disse il motivo per cui trovava affascinanti le moto, Alexis si ritrovò a sorridere.
Non lo stava dicendo solo per assecondarla, lo si capiva bene dal suo sguardo che era qualcosa che pensava davvero. Anche questo era raro, fino ad allora non aveva mai incontrato un uomo che fosse sincero o che le dicesse qualcosa perché lo pensava veramente, solitamente se le dicevano qualcosa era per rimorchiarla.
Comunque, questo non significava certo che stesse sottovalutando la situazione, perché anche se non sembrava, Alexis era pronta, sempre. Per questo portava sempre con sé le sue armi, sia quelle che portava normalmente nello zaino che di solito lasciava in macchina, sia le armi che era abituata ad avere addosso e che aveva anche in quel momento. Non si sapeva mai quando queste sarebbero state necessarie.
Forse avrebbe dovuto sospettare del fatto che lui avesse accettato la sua richiesta stravagante e anche per questo aveva voluto chiederglielo, prudenza e un pò di curiosità.
La sua risposta la sorprese. Lo guardò per un attimo, intenta a studiarlo, ma poi sorrise ancora.
- E' la stessa cosa che stavo pensando anche io, in effetti sarebbe proprio da me dare tanta confidenza ad una perfetta sconosciuta specie se tanto interessante - replicò con un pizzico di ironia, ma con estrema sincerità. Era avventata e impulsiva, ma non perché non calcolasse il rischio, semplicemente perché le piaceva correrlo. Proprio come quella volta.
Forse un pò sgarbatamente gli chiese di andare immediatamente e per un attimo lo vide esitare, guardando il piatto ancora mezzo pieno sul tavolo.
Lei non aveva toccato cibo, cosa di cui sicuramente si sarebbe pentita più tardi, ma non poteva farci nulla, la curiosità l'aveva totalmente distratta e le aveva tolto anche la fame per il momento.
Se aveva capito almeno un pò quel ragazzo, era quasi certa che lui avrebbe accettato, perché era esattamente quello che avrebbe fatto lei in una situazione come quella ed effettivamente fu così.
Sorrise compiaciuta di come stavano andando le cose quel giorno, mentre assieme a Jason si dirigeva verso l'uscita. Una volta fuori, lo sguardo di Alexis fu nuovamente catturato dalla bellissima auto parcheggiata lì fuori che non era neanche lontanamente paragonabile alla carretta che si era portata dietro lei.
- Come vedi non sono altrettanto fortunata - disse accennando appena con il capo al proprio veicolo - per modo di dire - che aveva l'aria di reggersi in piedi per miracolo.
Girò attorno a quella meraviglia per poterla osservare meglio di quanto avesse fatto prima. Era semplicemente perfetta.
- Prenderò in considerazione l'idea di rubare opere d'arte - commentò con sarcasmo e un sorriso sulle labbra.
Ovviamente non gli aveva creduto, ma non gli avrebbe chiesto cosa faceva in realtà per potersi permettere un simile gioiellino, quelli non erano affari suoi e Alexis aveva quasi l'impressione che quella volta lui le avrebbe negato una risposta.
Si mise al suo fianco, in attesa che lui le lasciasse prendere il posto di guida.





scusa l'oscenità del post ç_ç oggi non go proprio ispirazione. Comunque ora può entrare in gioco Lo con la sua pg se vuole :)
 
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Lorelai Wayne
view post Posted on 5/1/2012, 04:48








© Morgana Le Fay

:Morgana:


Morgana aveva sempre avuto sogni profetici, fin da quando era umana, ai tempi di Camelot, quei sogni l'avevano tormentata. Aveva il dono della Vista, poteva vedere in sogno ciò che accadeva prima che succedesse effettivamente. Spezzoni di immagini, una parte degli eventi. A volte riusciva ad evitare che ciò si verificasse, altre volte non aveva come porre rimedio.
Il sogno che l'aveva svegliata quella notte, era qualcosa di decisamente fuori dal solito, era un evento del passato. Non aveva assistito di persona all'accaduto, non aveva potuto. Aveva cercato di aiutare un bambino, il figlio di un mago che era stato giustiziato poche settimane prima. Anch'ella era molto giovane all'epoca, Uther l'aveva sgridata e aveva fatto ugualmente uccidere il piccolo. Riteneva che potesse essere un pericolo per Camelot, per quanto sarebbe divenuto adulto.
Morgana era ben lungi dal condividere la sua stessa opinione e questo non aveva fatto altro che alimentare il suo odio nei riguardi di quell'uomo.
Non aveva assistito alla sua esecuzione in pubblica piazza, non aveva voluto, era rimasta nelle sue stanze a piangere. Era stata una delle poche volte che si era concessa di piangere se non riusciva ad evitarlo in qualche modo.
L'aver sognato la sua impiccagione, l'impiccagione di un bambino di soltanto sei anni, era stato qualcosa di atroce che al suo risveglio l'aveva scossa non molto. Per quanto avesse cercato di non darlo a vedere, neppure a sé stessa. Si era rimessa a dormire ma i sogni non sembravano volerla lasciare in pace.
Aveva visto dell'altro; c'era una donna, non aveva idea di chi potesse essere, era in compagnia di un ragazzo. Il sogno passò subito ad un'altra immagine, una creatura immonda, un demone, era vicino ad un bambino terrorizzato. Questi non sembrava volerlo uccidere, la sua idea sembrava peggiore, voleva spezzare l'anima del bambino. Si svegliò ancora una volta, non riuscendo più a prendere sonno.
Cercò di capire chi potessero essere i due. Ora era una Dea, un'incantesimo per trovarli le riusciva talmente facile e veloce che al mattimo dopo ci mise pochissimo tempo a rintracciarli. Erano nei pressi di un fast food. Attese che ne venissero fuori, in qualche modo sapeva che quei due c'entravano con il suo sogno.
Apparve nelle vicinanze e attese di vederli sull'uscio. Sentì dai loro pensieri e ricordi che erano due cacciatori, non le fu difficile capire per quale ragione fossero correlati a quel caso. Aveva sentito diverse voci che parlavano di qualcuno che voleva liberare Lucifer, non era suo interesse seguire una religione a cui non attribuiva importanza.
Era più che probabile che il bambino fosse uno dei sigilli per liberarlo. La sola ragione per cui era lì, non era impedire di far rompere quel sigillo, ma salvare la vita al piccolo, si era sentita in colpa per non aver salvato il bambino a suo tempo, voleva rimediare, in qualche modo. Altrimenti sarebbe rimasta del tutto fuori dalla faccenda.
Non temeva i due cacciatori e non era riconoscibile come Lady Morgana, i suoi abiti erano moderni, per quanto non amasse quel genere di vestiario. I capelli legati e un gioiello tra essi, adagiandosi alla fronte. Aveva il portamento di un tempo e questo si poteva ancora notare.
Li vide raggiungere l'auto, era vissuta abbastanza per vedere l'evoluzione degli uomini e riconoscere simili oggetti, per quanto preferisse ancora spostarsi a cavallo. Apparve nuovamente accanto ad entrambi, - E' con voi che dovrei parlare, non è mia intenzione cercare di uccidervi - dichiarò lei, sapendo che erano cacciatori, era preferibile specificare. Aveva notato quanto entrambi fossero diffidenti, poteva leggere sia la loro mente che il loro cuore.





 
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view post Posted on 5/1/2012, 23:21
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© Jason Tristian Evans

:Jason:
Una volta uscito dal locale inspirai profondamente la fresca aria cittadina, totalmente diversa da quella che avevo respirato fino a pochi secondi prima, all'interno del fastfood.
Fortunatamente, come riusciii a constatare con il passare dei secondi, i miei vestiti non avevano assimilato il forte odore di frittura del locale. Non potevo negare di esserne, sotto certi versi per lo meno, felice.
Scossi ad ogni modo la testa, seppur in modo lieve, così da poter tornare a concentrarmi su ciò che stava accadendo, come mi ero del resto ripromesso più di una volta, nel corso dei minuti antecedenti.
Sorrisi, nel notare lo sguardo di Alexis entusiasmarsi letteralmente, alla vista della mia Porshe. Ancora una volta, riuscivo a capire senza sforzarmi più di tanto il modo in cui doveva sentirsi.
Mi avvicinai alla mia auto, sfiorandone la carrozzeria con delicatezza ed ammirandone ogni singolo dettaglio, nonostante li conoscessi già tutti a memoria. Dire che amavo quell'auto era estremamente riduttivo.
Ad ogni modo, mi voltai nuovamente verso la mia accompagnatrice, che, intanto, mi aveva ironicamente accennato di non essere fortunata quanto me, nella scelta del mezzo di trasporto. Con la coda dell'occhio, osservai il furgoncino piuttosto malandato parcheggiato accanto alla mia piccola. Aveva l'aria di reggersi in piedi per miracolo.
Non potei fare a meno di domandarmi, a quella vista, come potesse una donna come lei viaggiare con un oggetto simile. Doveva essere una tortura anche solamente mettervi piede, specie tenendo conto della sua vasta conoscenza nel campo dei motori.
Non riuscii, comunque, ad esprimere la mia opinione, dato che fu ancora una volta lei a parlare, esprimendo interesse nel voler cominciare a praticare quello che avevo definito 'il mio lavoro'. Non mi sfuggì l'utilizzo dell'ormai familiare tono sarcastico/ironico, di cui entrambi avevamo fatto un vasto utilizzo.
« Non te lo consiglio. Per quanto eccitante, non è tutto rose e fiori. »
Mormorai poi, mantenendo il suo stesso tono di voce e facendole l'occhiolino. Infilai poi distrattamente la mano nella tasca sinistra dei jeans, estraendone, dopo alcuni secondi, un mazzo di chiavi. Era piuttosto anonimo, dato che non vi avevo aggiunto nessun portachiavi, ma mi stava bene così. Dopotutto, avevo sempre considerato inutili ed insensati oggetti del genere.
Mi voltai verso la bionda, così da potergliele porgere, ma, prima che fossi in grado di farlo, una voce catturò la mia attenzione. Era una voce sconosciuta, e, difatti, a parlare era stata una donna che non avevo mai visto.
Ma, non fu questo a catturare la mia attenzione, quanto il fatto che quella donna era letteralmente apparsa dal nulla. E, per lo meno nelle mie esperienze passate, questo non aveva mai significato niente di buono.
La osservai, per qualche istante. Aveva un portamento elegante, e brillanti occhi azzurri di poco più chiari dei miei. E, beh, non era umana, questo era certo. Ma non sembrava avere intenzioni ostili, almeno apparentemente.
Mi concentrai, comunque, sulle parole da lei pronunciate. Sosteneva di dover parlare con me ed Alexis. Ma a quale proposito?
Mille domande mi attraversavano la mente, ma decisi di restare in silenzio, almeno per il momento. Meglio non rischiare, specie considerando che non sapevo con chi o cosa avere a che fare.



Non è di certo uno dei miei post migliori XD
Vi prego di scusare l'oscenità >3<
 
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view post Posted on 8/1/2012, 23:37
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© ALEXIS BLAKE

:Alexis:
Alexis pregustava già la sensazione di guidare quella meraviglia, possibilmente molto veloce e su una strada deserta. Si chiedeva se Jason si sarebbe pentito di quella sua scelta, ma in fondo lei con le macchine ci sapeva fare, quindi non aveva di che preoccuparsi. Era cresciuta circondata dalle auto e aveva imparato a guidare molto presto. Era stato suo fratello ad insegnarle come fare e ben presto era diventata davvero molto abile, tanto da ritrovarsi addirittura immischiata in qualche corsa clandestina. Poi c'era anche da dire che avrebbe preferito tagliarsi le mani piuttosto che fare un graffio su quella splendida auto. La sua era vera e propria venerazione, non c'era altro da dire, non avrebbe trattato tanto bene neanche un essere umano, se volevamo proprio dirla tutta.
Era sempre stato così, davanti ad una bella auto diventava quasi una bambina di fronte alla sua prima bicicletta e probabilmente quella era l'impressione che anche quella volta stava dando.
Sentiva gli occhi del ragazzo su di sè, probabilmente divertito del suo entusiasmo, ma poco le importava. Percepì anche la sua sorpresa quando gli fece notare con quale trabiccolo si spostasse, ma non aggiunse nulla, limitandosi a sorridere della sua sorpresa e tornare a fissare l'auto.
Era logico che dopo quello che si erano detti e visto il suo interesse per le auto, la si immaginasse alla guida di un auto sportiva o di qualche moto, ma esclusa la propria, all'officina di auto di lusso se ne vedevano pochissime e Alexis alle volte preferiva uscire con macchine che non erano sue e che erano poco riconoscibili, giusto per lasciar riposare la sua bimba a due ruote e per non dare troppo nell'occhio.
Le sconsigliò di fare la ladra di opere d'arte e Alexis rise. Di certo non era più pericoloso di ciò che faceva lei, nel fare la ladra il pericolo più grande erano le guardie che diciamocelo, non erano niente in confronto al più misero demone in circolazione. Comunque continuò a stare al gioco.
- Bè, se non è così, spiegami dove sta il divertimento - disse lei sogghignando.
Fu proprio quando Jason stava per darle il mazzo di chiavi che qualcosa li distrasse entrambi. Era stata troppo silenziosa per essere notata prima, ma quando sentì la sua voce, i sensi della cacciatrice scattarono.
Ancora prima di vederla in volto aveva compreso che c'era qualcosa di strano. Era stato forse il tono etereo e di altri tempi, forse la cadenza particolare o semplicemente il suo istinto, fatto sta Alexis ora era completamente all'erta, pronta a reagire.
Proprio quando aveva parlato, la ragazza si era voltata di scatto, portando d' istinto la mano dietro la schiena, dove nascondeva la sua semiautomatica e lì era rimasta anche dopo, quando la cacciatrice prese a studiare la donna.
Era senza dubbio bellissima e la sua bellezza non era come quella delle modelle che si potevano vedere su riviste o cartelloni, era diversa, era una bellezza antica, in qualche modo regale, una di quelle di cui si leggeva solo nei libri di draghi e principesse.
Poteva sembrare proprio una principessa in effetti, nonostante il suo abbigliamento moderno, c'era qualcosa in lei che incuteva riverenza, anche se non certo timore. Quello Alexis lo provava raramente.
Comunque, era certo che non fosse una semplice umana.
- Chi sei? - chiese la cacciatrice con quel suo tono leggermente sgarbato che usava di solito, ma che qui oltre che prudenza, celava anche curiosità - Che cosa dovresti dirci e perché proprio noi? - chiese Alexis leggermente turbata.
Una parte di sè avrebbe voluto proteggere Jason, visto che lo credeva una persona qualunque, ma l'altra aveva realizzato che il ragazzo non sembrava affatto a disagio in quella situazione, segno che non era la prima volta che gli capitava un qualcosa di strano e probabilmente sovrannaturale, anzi, il suo atteggiamento assomigliava molto al suo. Chi era quel ragazzo? Ma soprattutto chi era la donna che avevano di fronte e cosa aveva da dirgli?
Alexis non sapeva se reagire o attendere che la donna parlasse ancora. Il suo istinto le diceva di andarsene o attaccare, visto che chiunque fosse, dava l'impressione di essere davvero potente, ma la sua curiosità la spingeva ad attendere una sua risposta e così decise infine. Avrebbe atteso di sentire cosa quella donna voleva dire loro.



 
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Lorelai Wayne
view post Posted on 9/1/2012, 21:15








© Morgana Le Fay

:Morgana:


I cacciatori ebbero entrambi reazioni differenti, lui le sembrò più tranquillo ma non era meno diffidente di quanto si fosse dimostrata lei.
- Scoprirai presto la ragione che mi ha spinta a cercarvi, Jason - rispose a lui, più che altro a quelli che erano i suoi pensieri, era stata calma nel parlare, aveva previsto che non sarebbe stato facile avere a che fare con nessuno dei due. Aveva visto pochi cacciatori, ma sapeva leggere la mente e il cuore, riusciva facilmente ad intuire quanto fossero diffidenti nei suoi riguardi.
La bionda sembrava più difficile da convincere rispetto a lui, non l'aveva dubitato. le rivolse lo sguardo, notando che di scatto aveva portato le mani alle sua pistola, non gliel'avrebbe tolta, non finché avesse dimostrato di volerla tenere dov'era e non attaccarla. Non che potesse ferirla con quella, ma era ugualmente fastidioso dove contrattare se cercavano di spararti.
A quanto pare entrambi avevano capito che non era umana ma neppure un demone, era positivo, non le andava di passare per una di quelle disgustose creature fatte di zolfo, la disgustavano.
- Sono Morgana, colei di cui parlavano le leggende che vi tramandate - rispose loro, anche se non amava tutte quelle bugie che alcuni avevano diffuso sul conto di come supponevano fosse realmente andata la storia a Camelot. Non fece nessun accenno a questo, neppure menzionò i suoi poteri. Non era abituata a dire propriamente tutto, questa volta si sarebbe dovuta sforzare almeno quanto bastasse per far capire ai due umani.
La successiva domanda, era ovvia, oltretutto sarebbe stata la Dea stessa a dire loro il motivo per cui si trovava lì, non serviva chiederlo ma lei sembrava molto più prudente del suo amico, saggia scelta.
- Perchè voi siete cacciatori, voi affrontate tutto questo e inoltre c'eravate voi nella mia visione - disse, cercando di far capire il minimo necessario e senza aggiungere nulla di più, includendo anche in un certo senso che non era di sua competenza occuparsi di demoni, sigilli e affari di questo tipo.
Incrociò le braccia al petto, osservando quali sarebbero state le loro reazioni, non rallentò certo per questo. Scrutò con attenzione le loro menti, ancora scetticismo, era normale.
A quanto pare il suo amico non era stato tanto sincero con lei, neppure la donna aveva detto apertamente di essere una cacciatrice.
- Immagino che sappiate già la situazione in corso - disse, ancora, supponendo che loro fossero a conoscenza dell'imminente apocalisse, ma a quanto pare non era così, avrebbe dovuto spiegare un po' di cose e ciò faceva perdere loro del tempo prezioso.
- Non siete a conoscenza di nulla? Questa notte sarà spezzato uno dei tanti sigilli per liberare il Diavolo della vostra religione, mancano meno di venti sigilli prima che venga liberato e... inutile dirvi quali saranno le conseguenze di ciò - aggiunse ancora, confidava che potessero collegare loro stessi il filo del discorso alle possibili conseguenze.
Lei non era lì per salvare il mondo, anche se altre divinità si prodigavano per farlo, lei riteneva di non avere nulla a che fare con la nuova e assurda religione dell'ultimo secolo, ancora fedele agli Dei pagani, così come lo era stata quando era umana.
- Porteranno via un bambino dalla sua famiglia, è lui il sigllo - spiegò loro, prima di tacere e lasciare che fosse il loro buon senso a fargli prendere una decisione in merito, altrimenti avrebbe fatto tutto da sola, non necessitava certamente dell'aiuto di due umani. Li aveva cercati principalmente perchè non sognava a caso qualcuno e aver visto loro probabilmente aveva a che fare con il sigillo.



 
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view post Posted on 9/1/2012, 23:13
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© Jason Tristian Evans

:Jason:
Come mi ero ripromesso di fare, attesi che la sconosciuta parlasse, in silenzio. Dovevo ammetterlo, una parte di me era piuttosto preoccupata. No, non per la mia sicurezza personale, al contrario di quanto si possa più naturalmente immaginare, quanto per quella della ragazza che mi stava accanto in quel preciso istante.
Seppur per qualche secondo, e per quanto il mio istinto mi intimasse di non farlo, infatti, il mio sguardo si era spostato su Alexis. Non volevo che, a causa della mia vicinanza, si trovasse esposta a situazioni di pericolo. Non avrei sopportato di vedere nuovamente un innocente perire sotto i miei occhi a causa della mia professione. Era accaduto fin troppe volte, in passato.
Eppure, la sopracitata bionda non sembrava spaventata. Anzi, sembrava che sapesse esattamente come comportarsi in una situazione del genere.
Con chi avevo realmente avuto il piacere di conversare, in quei lunghi minuti?
Probabilmente, in un'altra occasione avrei indagato più a fondo sulla questione, ma, tenendo conto della precedentemente citata situazione, decisi di tornare a dare ascolto al mio istinto, riprendendo a concentrare la mia attenzione sulla donna che avevo di fronte.
Fui visibilmente sorpreso quando si rivolse a me, rispondendo precisamente ai pensieri che avevo formulato pochi istanti prima.
Chiunque fosse, era senza dubbio uno degli esseri più potenti che avessi mai incontrato, da quando avevo cominciato a cacciare. Ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a comprendere a quale categoria appartenesse.
Non era un demone, di questo ero certo. Emanava un'aura totalmente differente da quella che avrebbe emanato una creatura infernale.
Continuai a guardarla, perdendomi per qualche istante nelle mie constatazioni, quando, come se mi avesse letto -nuovamente- nella mente, la fanciulla rivelò la propria identità, presentandosi come 'Morgana'.
La osservai per qualche istante, forse ancora più sorpreso di quanto non fossi in precedenza. Avevo davvero davanti Lady Morgana di Camelot? Colei di cui avevo letto durante la mia adolescenza?
Normalmente avrei stentato a credere ad una simile affermazione. Ero sempre stato piuttosto scettico, e, a causa delle esperienze acquisite grazie agli anni di caccia, meno propenso a fidarmi delle persone. Eppure, c'era qualcosa nella sua figura, che mi portava a credere dicesse la verità.
Continuai a mantenere il contatto visivo, appoggiandomi lievemente contro la mia piccola, ed incrociando le braccia al petto, dopo aver riposto le chiavi nella tasca posteriore sinistra del jeans, riprendendo un'espressione tranquilla e quasi impassibile. Avevo deciso di ascoltare quanto aveva da dire, anche perché, dovevo ammetterlo, la faccenda stava prendendo una piega interessante.
Attesi quindi che riprendesse a parlare, fissando, di tanto in tanto, con la coda dell'occhio, Alexis, quasi come a voler analizzare il suo modo di reagire. Chissà, magari sarei riuscito a scoprire la sua vera identità. Ma, ancora una volta, la risposta al mio quesito venne da Lady Morgana.
Sorrisi, quasi d'istinto, distogliendo lo sguardo dalla sua nobile figura per posarlo sulla bionda.
« E così sei una cacciatrice, eh? »
Chiesi, mantenendo un tono di voce tranquillo. In realtà, nonostante una parte di me fosse, sotto certi versi sorpresa, da quella rivelazione, un'altra ne era quasi... consapevole. Una ragazza come tutte le altre non sarebbe stata così interessante, in fondo. E, probabilmente, era anche per questa ragione che avevamo tanto in comune.
Mi rivolsi poi a Morgana, rivolgendole, forse per la prima volta da quando si era mostrata a noi, la parola. La seconda parte della sua frase mi aveva colpito.
« Lei ha avuto una visione su di noi, Lady Morgana? »
Al contrario di quanto avevo fatto in precedenza, mi curai di utilizzare un tono piuttosto formale. Dopotutto, avevo di fronte una delle donne più importanti della Storia della Cavalleria e della Magia, di cui, in passato, avevo letto le gesta sui libri. Non potevo negare di essere, in un certo senso, ammaliato dalla sua persona.
Prima di rispondermi, però, la mora parlò ancora, chiedendo se fossimo al corrente del cambiamento avvenuto nell'attuale situazione. Quelle parole mi colsero impreparato. Tornai con la mente indietro, alla ricerca di un qualche dato che potesse aiutarmi a mettere a fuoco la situazione, ma brancolavo nel buio più totale. Certo, avevo notato uno spropositato aumento negli attacchi di demoni e/o altre creature, ma li avevo catalogati come coincidenze. Ero stato piuttosto stupido, a pensarci.
Le coincidenze non esistono. Ed io avrei dovuto saperlo meglio di chiunque altro.
Quando la Dea continuò il suo discorso però, tutto ebbe un senso. L'aumento degli attacchi, gli strani cambiamenti climatici, le spaventose notizie di cui quotidiani e notiziari parlavano da giorni. L'Apocalisse.
Ancora una volta mi diedi mentalmente dell'idiota, chiedendomi come avessi fatto a non collegare il tutto. Forse, il fatto che non fossi molto un tipo religioso aveva in parte contribuito.
Abbassai lo sguardo per qualche istante, meditando sui fatti di cui ero appena venuto a conoscenza. I sigilli stavano per essere spezzati. Un sigillo, sarebbe stato spezzato quella sera stessa.
Dovevo impedirlo, ad ogni costo. Il mondo faceva già schifo. Di certo, l'avvento di Lucifer non era quello di cui c'era bisogno.
Oltretutto, non avrei permesso ai demoni di uccidere un bambino, non se fossi riuscito ad impedirlo. Avevo ripromesso a me stesso che avrei salvato quante più persone avrei potuto. E quel bambino, non avrebbe fatto eccezione.
« Può dirmi il nome del bambino in questione, Lady Morgana? »
Chiesi all'improvviso, sollevando lo sguardo e prendendo a guardarla negli occhi. Il tono era, questa volta, più determinato, benché mi fossi preoccupato di mantenere un linguaggio formale e galante, nel rivolgerle la parola.
Con la coda dell'occhio, fissai nuovamente Alexis. Ero curioso, di vedere come avrebbe reagito, e di sapere se si sarebbe unita a me, in quella nuova 'caccia'.
 
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