All dogs go to Hell

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Akkai
view post Posted on 1/12/2011, 22:02








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
Nella vita, una bambina normale ha l'ambizione di diventare una miss, di diventare una dottoressa, come la barbie con cui gioca di continuo con le sue amichette, prima di infilarsi nel lettone e raccontarsi delle storie di fantasmi, ma quello non è mai stato il mio caso, io sapevo che i fantasmi erano reali e non soltanto delle favole per far scappare dei gridolini spaventati.
No, sapevo che non ci si poteva proteggere dai fantasmi mettendo la testa sotto le coperte, loro potevano essere cacciati, temporaneamente, dal ferro e dal sale, me lo aveva detto mio padre quando avevo sei anni e gli avevo detto che avevo paura che un fantasma m'attaccasse da un momento o l'altro.
Non ho mai avuto un infanzia normale, ma ne ho mai sentito la mancanza, avevo una mia casa, una mia base, dove vivevo con i miei genitori e nei fine settimana e durante le festività, quando ero più grande, andavo a caccia con loro, anche se fin da quando camminavo, se non prima m'erano state insegnate delle regole basilari.
Io ero un soldato e dovevo combattere gli esseri del sovrannaturale, nessuna eccezione.
Ero invisibile, avevo mille nomi, mille volti, ma nessuno era il mio.
Dovevo diffidare di tutto e tutti, i mostri erano in grado di prendere le forme più innocue, solo all'apparenza.
C'erano altri cacciatori, io... noi non eravamo gli unici.
Sospirai, seduta al volante della decappottabile di Gisèle... almeno ero riuscita a non farle comprare una Chevrolet impala del 67... rosa shocking, il solo pensiero mi fece correre un brivido di disgusto misto a ribrezzo, lei l'aveva comprata senza dirmi nulla, come al solito, ma io me l'ero 'dimenticata' con il freno a mano disinserito proprio al limite di un burrone del grand canion... ma che peccato...
Comunque dopo quella le altre auto hanno fatto una fine ancora peggiore, quindi alla fine miss strega del 2007 aveva capito che non avrei mai accettato di guidare e/o vedere un'auto da un colore così improponibile, così aveva optato lo stesso per un modello costoso e vistoso, ma almeno era d'un bianco abbastanza pulito.
Parcheggiai nel parcheggio della Roadhouse, lì avrei di certo trovato un caso per distrarmi dalla mia situazione attuale, non ero padrona del mio corpo, ero diventata un mostro come quelli che avevo cacciato fino a poco tempo fa.
Non ascoltavo mai delle canzoni, ma avevo iniziato a farlo da quando potevo vivere un solo mese ogni due, per non pensare costantemente al fatto che non riuscivo ad avere il controllo di me stessa, avevo tentato molto, praticamente l'impossibile, ma non era servito a nulla... mi ci voleva proprio una caccia e, da quello che avevo saputo, quel bar era un ritrovo di cacciatori, dove venivano radunati tutti i casi da risolvere e mandati ai cacciatori presenti in quella zona... insomma, una sorta di stazione di controllo dei cacciatori gestita, a quanto avevo sentito, dalla moglie di un cacciatore morto a causa di un demone e dalla loro figlia, che aveva al incirca la mia età.
Scesi dal auto, ero ben armata, anche se per gli occhi profani ero una semplice ragazza con i capelli castani lunghi fino alle spalle ed estremamente ribelli.
Invece avevo un pugnale ficcato nello stivale destro, nel suo fodero, una pistola tra la carne della schiena e la canottiera, anche se quella sporgenza era magicamente coperta dalla camicia aperta e dal giubbotto di jeans smanicato.
Presi un gommino nero dal mio polso e mi legai i capelli in una stretta coda alta, che sistemò un attimo i miei capelli.
Appena varcai la soglia potei vedere che l'ambiente era cupo, c'erano pochi cacciatori ed ognuno con i suoi demoni interiori a fargli compagnia, cercavano per qualche ora di dimenticarseli dentro ad un mezzo fondo di tequila.
Quel posto odorava di vomito ed alcool, che sovrastavano di poco la puzza di chiuso.
Mi avvicinai al balcone, per adesso era incustodito, ma avrei voluto fare una chiacchierata a scopo informativo con quella... Ellen, tutti i cacciatori ne parlavano con paura mista a rispetto, l'unica che ci si poteva guadagnare in un ambiente del genere.

 
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Lorelai Wayne
view post Posted on 2/12/2011, 04:14








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


La cacciatrice era tornata alla Roadhouse, dopo una ramanzina di sua madre, avevnao litigato come in ogni situazione del genere ma la cacciatrice bionda era ancora intenzionata a fare tutto di testa sua. Era trascorso un po' dall'ultima caccia e la giovane Harvelle iniziava ad essere irrequieta, anche piuttosto annoiata. Il lavoro di barista non era esattamente in cima alla lista dei suoi sogni, neppure l'aggiunta di cameriera era ciò che aveva sempre desiderato. Ogni tanto riusciva ancora ad imbrogliare qualche cacciatore ai videogiochi, guadagnandoci un bel po' sulla mancia rispetto al solito ma non era più qualcosa che accadeva di frequente come prima.
Aveva sentito alcuni che discutevano di apocalisse e sigilli, nessuno aveva informazioni abbastanza concrete da permetterle di fuggire nuovamente per occuaprsi di un caso, d'altra parte c'era anche Ellen a guardia come un mastino. Madre e figlia erano testarde, sarebbe stato difficile stabilire chi delle due l'avrebbe spuntata a fine giornata.
Jo si salvò perchè sua madre quel giorno non era alla Roadhouse, per una consegna, probabilmente. Aveva portato via il furgone ma poteva sempre trovare un altro mezzo di trasporto in caso ce ne fosse stato bisogno.
C'erano pochi cacciatori e di recente erano sempre in pochi. Aveva lasciato il bancone incustodito per qualche minuto, per consegnare alcuni ordini direttamente ai tavoli più distanti, non aveva subito notato la giovane cacciatrice che aveva varcato la soglia del locale. Poggiò i due boccali di birra davanti agli uomini e lasciò il bicchiere di whishy all'altro tavolo, prima di tornare indietro e dirigersi verso il bancone. La nuova arrivata si era fermata lì ad aspettare, sembrava avere un valido motivo per essere lì, più dell'ubriacarsi.
La bionda passò dietro al bancone e vi poggiò sopra il vassoio, aveva ancora indosso il grembiule di una tonalità di grigio chiaro, un colore piuttosto neutro.
- Posso esserti utile in qualche modo o vuoi soltanto una birra? Al momento mia madre non c'è, se vuoi parlare con lei, ti toccherà aspettare - disse la cacciatrice, il ton era stato leggermente ironico ma non era intenzionata ad offenderla, probabilmente era semplicemente la noia.
Lanciò un'occhiata verso il tavolo da biliardo, stranamente Ash non era riverso lì sopra, addormentato dopo l'ennesima sbronza, il che era abbastanza strano, sicuramente sua madre l'aveva costretto a rimanere sobrio per quella giornata. Avrebbe potuto ripescarlo e farlo restare al bancone, solo se avesse trovato un caso di cui occuparsi, ovviamente.
La cacciatrice poggiò i gomiti sul bancone, aspettando la risposta della donna di fronte a lei, scostando appena i capelli di lato per toglierli da davanti agli occhi. Aveva indosso una camicia a quadri, le maniche salite fino ai gomiti e sotto un anonimo paio di jeans, tuttavia comodi, così come le scarpe.
Iniziava ad essere e sembrare fortemente annoiata da quella situazione di stallo generale, non sembrava accadere nulla di particolare e Jo non voleva rimanere in quel posto ancora a lungo.



 
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Akkai
view post Posted on 3/12/2011, 23:36








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
Non ero andata alla road house senza informazioni, più o meno blande.
Da sola al bancone, guardavo il legno con un'aria assorta, anche se in realtà era una lezione che mi era stata impartita quando ero solo una bambina, non mostrarsi interessata al ambiente circostante, ma al contempo riuscire a ricavarne la maggior parte delle informazioni, i curiosi attiravano l'attenzione, anche in un posto del genere.
E' così che vidi il giornale piazzato sul bancone, a dire il vero era un articolo volante, tagliato con cura da un giornale... il Chicago news, su cui era riportato l'omicidio di un noto negoziante di automobili, che aveva iniziato la sua carriera come spazzino presso la stessa ditta che ora possedeva... beh, per lo meno fino alla sua morte, ma non era quello il dato interessante, quanto il fatto che l'uomo fosse stato ucciso da un'animale feroce non in una foresta, come doveva essere, quanto nel suo ufficio... completamente dilaniato... licantropo da escludersi, era pieno giorno, anche se questo non mi salvava dalla teoria degli skinwalker, i giornali tralasciavano certi particolari, come alla povera vittima le era stato asportato il cuore, mentre mettevano delle cazzate che non stavano ne in cielo ne in terra, facendo in modo tale che anche il bastardo più grande sembrava il primo dei santi.
Uno degli insegnamenti di mia madre era sempre stato 'non fidarti mai delle apparenze, bambina mia, se dobbiamo intervenire noi, quasi sicuramente non ci sono innocenti'.
Avrei dovuto fare delle ricerche più approfondite, anche se prima di tutto dovevo leggere il diario di Gisèle, per capire che cosa aveva fatto, quindi presi un vecchio diario in pelle marrone, abbastanza consunta, corpo mio, quindi decidevo io molte delle cose, perché a ben pensarci era lei quella ad essere morta, mentre era a me che veniva sottratto un mese si ed un mese no alla mia vita.
Non volevo sapere, ma dovevo farlo, anche se ormai avevamo appurato che ogni volta che l'una prendeva il posto dell'altra, anche il fisico mutava, così che nessuna delle vite che conducevamo, per quanto diverse, influiva con quella dell'altra, anche se di tanto in tanto io mi svegliavo con un tacco assassino, mentre lei con quelle che definiva rigurgiti della moda, mangiati da un cane e... insomma, non sembrava, ma insomma, qualcosa mi diceva che quello era ancora il mio corpo e quindi dovevo sapere dove quella lo aveva portato e cosa ci aveva fatto.
Comunque alzai lo sguardo quando arrivò una ragazza che aveva la mia stessa età, anno più o meno e mi chiese se volevo una birra o poteva essermi utile, probabilmente m'aveva identificato come cacciatrice già da un chilometro di distanza, a causa delle varie armi che avevo addosso, ma non m'importava, quando mi trovavo tra colleghi.
Anche se probabilmente io ero l'unica in quel locale a prendere la caccia come una missione e non come una sventura, beh, forse io e la biondina che avevo davanti a me.
Mi feci pensierosa e poi le passai l'articolo e dissi – Hai qualche informazione su questo caso? -
Ascoltai ciò che aveva da dire, poi mi misi a ragionarci un attimo su, cosa mi diceva sempre mio padre 'mai cacce in solitaria'.
Quindi presi la faccenda di petto, ero un bravo soldato e non avrei mai disobbedito agli ordini, quindi dissi con una liece ironia – Se fai la valigia nei prossimi cinque minuti, sei arruolata per essere la mia partner in questo caso.-
Nonostante ad un occhio poco allenato sembrasse solo una ragazzina gracile, potevo vedere i suoi muscoli guizzanti e ben allenati, il fatto che non fossero tozzi, significava solamente che era più veloce che potente, ma a mio avviso l'agilità era più importante della forza bruta.
Anche la sua postura mi diceva molto sulla persona che avevo appena assoldato, fiera e combattiva, in pratica un'ottima cacciatrice, anche se troppo impulsiva.
Male, mi stavo fidando troppo, ma probabilmente ciò era dovuta al lungo isolamento a cui ero costretta, non andava bene... ero una cacciatrice e le cacciatrici dovevano essere diffidenti.
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Lorelai Wayne
view post Posted on 4/12/2011, 00:14








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


La ragazza, di cui ancora non conosceva il nome, ascoltò quanto aveva da dire ma non ribatté a riguardo, la sua attenzione sembrava rivolta al giornale. Non aveva ancora avuto modo di dargli un'occhiata quel giorno, avrebbe dovuto farlo, considerando cosa portava scritta la notizia in prima pagina: un caso e piuttosto interessante. La vide pensierosa e prese subito il giornale appena glielo porse, - Non credo sia stato un licantropo, neppure uno skinwalker, ho un sospetto ma sarebbe meglio andare a controllare per esserne sicuri - disse, aveva notato che l'uomo aveva insolitamente cambiato lavoro, da un giorno all'altro e questo le sembrava strano.
Non poteva essere certa di ciò, non finchè non fosse andata lì a vedere, l'avrebbe fatto sicuramente, poteva lasciare la Roadhouse ad Ash per... qualche giorno, sperando che sua madre non fosse di nuovo infuriata al suo ritorno, cosa su cui non poteva contare.
Stranamente fu lei stessa a chiederle di farle da "partner" per quella caccia, lei stessa era intenzionata a raggiungere il luogo appena possibile, partire quel giorno stesso. Le sembrava strana quell'improvvisa fiducia e probabilmente era troppo diffidente ma se la sarebbe cavata e non credeva che un demone potesse mettere piede tanto facilmente alla Roadhouse, quel posto era frequentato per lo più da cacciatori, sarebbe stato un suicidio per chiunque non fosse umano.
Non ci pensò molto ma sarebbe rimasta ugualmente sulla difensiva, fino a quando non avesse avuto buoni motivi per fidarsi e Jo era testarda, necessitava di ottimi motivi per concedere la sua fiducia.
- Anche meno tempo, - le rispose con leggero sarcasmo.
- Torno subito, puoi attendermi all'uscita - aggiunse, passando ad avvisare Ash, era ancora sobrio e se Ellen fosse tornata presto, lo sarebbe rimasto ancora per un po'. Non rispose quando l'uomo gli chiese dove sarebbe andata ma a quanto pare aveva capito che c'erano guai sotto.
Salì in camera a recuperare il borsone, non l'aveva disfatto come aveva detto a sua madre, l'aveva semplicemente nascosto sotto al letto, pronta per la prossima partenza, come in un caso del genere. Fino ad ora Ellen non si era resa conto di questo ma al ritorno sarebbe stato più complicato.
Aveva messo il pugnale a portata di mano, anche se ben nascosto grazie alla camicia, in caso di bisogno avrebbe potuto recuperarlo facilmente dalla tasca. Si era premurata di portare con sé anche più di una ricarica di munizioni al sale e di ferro, non era così stupida da viaggiare con una cacciatrice nuova della zona senza protezioni sufficienti da scampare qualsiasi possibile imbroglio. Inoltre, servivano anche per il caso.
Raggiunse la donna all'esterno della Roadhouse, dopo aver lasciato il grembiule sul bancone, quello sicuramente non serviva per una caccia ad un demone o qualsivoglia creatura avessero incontrato come extra sulla strada.
Ellen non era ancora nelle vicinanze, per quanto fosse vantaggioso poter uscire senza essere rimproverati da lei, così non aveva un mezzo di trasporto con cui spostarsi, avrebbe dovuto accettare il passaggio della giovane donna.
La raggiunse, ci aveva messo qualche minuto ma non troppo tempo, era abbastanza veloce quando si trattava di dover uscire subito, non aveva molti vestiti, probabilmente aveva più armi che guardaroba, su questo non era come le classiche oche solo trucco e mini gonne.
- Sono pronta, direi - avvisò la donna, - prima sarebbe il caso di dirmi chi sei, non credi?! - aggiunse, il tono usato era leggermente ironico ma dall'espressione sembrava davvero voler sapere chi aveva davanti. Incrociò le braccia al petto, reggendo il borsone su una spalla, e attese.



 
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Akkai
view post Posted on 4/12/2011, 20:08








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
Feci un neutro cenno del capo alle parole della giovane cacciatrice, non c'era bisogno d'aggiungere altro, o per lo meno, io, prima dell'incidente, o catastrofe sovrannaturale, ero una che diceva solo ciò che era necessario, senza perdersi in inutili e decisamente poco proficue chiacchiere.
La guardai salire su per le scale, poi mi diressi verso l'uscita.
M'appoggiai al muro con la schiena, incrociai le braccia, puntellai la suola destra ad esso e chiusi gli occhi, senza realmente rilassarmi, ma mi concentrai sui rumori che provenivano dall'ambiente esterno, che a dire il vero erano pochi se si escludevano quelli provocati dai cacciatori ubriachi, ma anche in quella marea di rumori, riuscì a sentire i passi molto leggeri di una donna non troppo robusta, abituata a cacciare, riaprì i miei occhi su di lei e mi chiese in maniera abbastanza ironica il mio nome ed io le risposi atona – Destiny Martin, figlia di Elise e Mark Martin... Quei Martin-
Nel mio tono di voce non c'era arroganza e presunzione, nonostante la mia famiglia fosse molto famosa nel campo del sovrannaturale, tutti i miei vecchi contatti sapevano che ero viva, ma nessuno sapeva più come contattarmi, ero diventata un fantasma per tutti quanti, avevo preferito l'isolamento forzato al doverne parlare con qualche cacciatore, che probabilmente mi avrebbe proposto delle soluzioni alle quali avevo già pensato... grazie tante.
Poi un angolo della mia bocca si piegò in un sorriso ironico – Ma chiamami Det, il mio nome ricorda tanto quello di un cattivo di un B-movie.-
Dopo averla scannerizzata con lo sguardo le dissi con un accenno d'ironia -Adesso non credi che dovrei sapere il tuo nome?-
Mi diressi verso la decappottabile bianca, che in quel parcheggio sterrato e pieno d'auto usate, saltava all'occhio come una mosca bianca... in una stanza nera.
Le dissi ironica, per non imbarazzarmi troppo a causa di quell'auto – Beh, a questo punto non dovresti dirmi il tuo nome?-
Anche se non ne avevo realmente bisogno, mi bastava guardare una persona per capirne le sue intenzioni e chi era realmente, ero stata addestrata anche per questo, essendo la mia famiglia nel ramo del sovrannaturale da talmente tanto tempo da perderne ogni memoria... di certo non potevo sapere che la mia famiglia e quella della bambina viziata con cui dovevo dividere il mio corpo avevano un antenato in comune che aveva dato inizio alla mia stirpe di cacciatori ed alla sua di maghi.
Non mi disturbai ad aprire la portiera, ma direttamente, facendomi leva con il braccio saltai nel sedile del guidatore e dissi ironica, come per giustificarmi di un auto così lussuosa e così poco nel mio stile, anzi, ci strideva totalmente
Puntualizzo, quest'auto non l'ho scelta io, ma una mocciosetta viziata che m'auguro tu non incontrerai mai, anche se ultimamente sembra aver messo su un po' di giudizio.-
Cosa che m'auguravo per lei, anche se non c'avrei mai messo la mano sul fuoco.
Misi in moto l'auto con una smorfia, era fin troppo silenziosa per i miei gusti, ma comparve un sorrisetto sulle mie labbra, quando quel confettino arrivò a sfiorare i cento chilometri orari in pochi secondi, con un accelerazione così rapida da schiacciarci la schiena contro il sedile, anche se dopo poco i nostri corpi s'adattarono alla velocità e le dissi con non chalace indicandole il sedile posteriore,
La dietro c'è un pc, anche con la velocità attuale ci metteremo qualche ora....-
Okay... la diplomazia non era il mio punto forte, ma solitamente non era il punto forte di nessun cacciatore, quindi non m'aspettavo che se la prendesse per così poco.
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Lorelai Wayne
view post Posted on 4/12/2011, 21:21








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


La ragazza rispose alla sua domanda, a quanto pare non sembrava avere problemi nel dire chi era, precisando anche cognome e i genitori. Probabilmente Ellen aveva avuto a che fare con loro, se erano cacciatori ma la giovane cacciatrice non aveva avuto modo di incontrarli, anche se erano sempre passati cacciatori da lì da quando poteva ricordarlo. Aveva trovato qualcosa che riguardava loro però, non fece altre domande a riguardo. Non sapeva delle recenti novità riguardo la vita della ragazza, neppure la conosceva. Ignorava cosa le era accaduto in quegli anni.
Logicamente, dopo essersi presentata e aver fatto una battuta sul soprannome con la quae preferiva essere chiamata, le chiese anche il suo nome, anche lei doveva dirlo.
- Joanna Beth Harvelle, in genere soltanto Jo - si presentò la ragazza, aveva notato l'auto strana di cui era provvista la cacciatrice, non sembrava un mezzo di trasporto anonimo che in genere avrebbe utilizzato un cacciatore, anzi, sembrava la scelta di una ragazzina che voleva un'auto... molto femminile, non credeva fosse sua, sospettava un regalo poco gradito.
La bionda mise il borsone sul sedile posteriore, anche se il mezzo di trasporto le sembrava alquanto strano, salì ugualmente, richiudendo la portiera.
La spiegazione arrivò subito dopo, quando lei disse che l'auto era stata scelta da una ragazzina viziata, a quanto pare sembrava detestarla, si chiese la ragione per la quale avesse tenuto il veicolo.
- Tua sorella? Sì, è orribile, in effetti - concordò lei, il tono era stato leggermente sarcastico ma aveva notat qualcosa di strano, tuttavia poteva essere davvero della sorella, non aveva idea edi quanti figli avessero avuto i Martin. S'incamminarono verso la città da raggiungere, da lì a Chicago c'erano circa undici ore di viaggio. Contava di arrivare per la sera, considerando anche qualche sosta per la benzina, non aveva idea su quante potessero essere.
Jo non era infastidita dalla guida veloce, però quella era abbastanza anche per lei, fortuna che dovette rallentare in alcuni punti ma non diede a vedere fastidio per il viaggio, nonostante si tenesse salda al sedile.
Destiny la informò che c'era un pc, probabilmente sul sedile posteriore proprio dove le aveva indicato lei stessa, anche se la sua attenzioen sembrava catturata di più dalla guida, dovevano arrivare presto, anche se avrebbero avuto ugualmente molte ricerche da fare.
Jo annuì, - E' più che probabile che arriveremo di sera - rispose lei, non sembrava offesa dai modi di fare di lei, anche Jo non era il massimo della gentilezza, non lo era mai stata troppo.
Arrivarono verso sera, era probabilmente troppo tardi per andare in giro a fare domande riguardo la strana morte ma a quanto pare i funerali erano già stati fatti, si vedevano i manifesti.
- Sarebbe meglio prenotare una stanza in un motel, doppia e provare a fare altre ricerche da lì, anche chi lavora alla reception può sapere qualcosa - disse la bionda, cercando con lo sguardo il motel più vicino, soprattutto più economico nelle vicinanze. In genere si fermava lì, evitav servizio in camera e cose del genere, nessuno avrebbe gradito la potenziale vista di armi e sicuramente non avrebbe permesso ad un estraneo di entrarle in stanza quando voleva. Era già poco sicuro così.
Individuò un motel e lo indicò a Det, - Lì, dovrebbe andar bene - disse Joanna, era buio, ma non era ancora arrivata la mezzanotte.








 
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Akkai
view post Posted on 6/12/2011, 23:12








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
Quando disse il suo nome sbuffai una risata, molto interiormente, meno male aveva anche lei preso un nomignolo, altrimenti sarebbe stato realmente complicato chiamarla, soprattutto durante un attacco.
Annuì lievemente, Jo suonava meglio e meno pomposo alle mie orecchie, per qualche motivo odiavo chi portava il doppio nome... forse perché Gisèle si faceva chiamare anche con il suo secondo nome Gisèle Agathe...
Quando disse che mia sorella aveva un gusto orribile non potei fare a meno di sbuffare una sonora risata, e scossi lievemente la testa dicendo – Se fosse stata mia sorella le avrei già dato un calcio nel sedere, purtroppo è la mia socia, che ha pensato bene di concedersi una vacanza.-
Feci una smorfietta ripensando a lei, non mi era decisamente simpatica, ma dato che eravamo nella stessa barca,
letteralmente parlando...
Le lanciai un'occhiata con la coda del occhio, stranamente non si lamentava della velocità non come facevano tutti, che di solito appena superavo i cento chilometri orari, mentre eravamo a 150 e non s'era ancora lamentata, quindi decisi di mantenere l'andatura, rapida, per arrivare il prima possibile.
Qualche cosa di positivo ce la aveva quell'auto, poteva reggere delle velocità sostenute senza scaldare troppo il motore, anche se sinceramente io avrei preferito una familiare che passava inosservata, ma alla quindicesima macchina distrutta, avevo capito che essendo quella con più cervello di tutte e due, dovevo cedere a dei compromessi.
Dopo qualche minuto di silenzio, le mie dita andarono automaticamente allo schermo touch screan della radio e misi il jack collegato al i-pod.
Le prime note di the howling dei within temptation iniziarono a risuonare con prepotenza nel abitacolo... amavo quando lo stereo dava il suo meglio, staccandomi dalla realtà per qualche minuto.
Sarei stata un'illusa pensando che Gisèle avesse azzeccato i mei gusti, ma diciamo che era stato un'enorme coincidenza.
Dopo qualche ora ci fermammo a fare benzina ed io pagai con la carta di credito della streghetta bionda, dopo tutto me lo doveva, si fregava un mese della mia vita ogni due.
Arrivammo in un motel dall'aria piuttosto anonima, anche se ben tenuto, le strutture metalliche erano ancora ricoperte dalla sua vernice verde pastello e non erano arrugginite, mentre le mura erano di un blu molto intenso e non dava molti segni di screpolature.
Annuì alle parole della cacciatrice, aveva detto che sarebbe stato meglio prendere una doppia e non potevo essere più d'accordo con lei e dissi tirando fuori la carta di credito della streghetta -Tanto paga la mia socia!-
Scesi dal auto e presi il mio bagaglio, che consisteva in un misero sacco di tela abbastanza liso.
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Lorelai Wayne
view post Posted on 7/12/2011, 04:26








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


Det la contraddisse subito riguardo l'opinione sbagliata che aveva riguardo la "ragazzina viziata" nominata dalla cacciatrice bruna, a quanto pare non era sua sorella, la sua socia ma sembrava non riuscire a sopportarla. Si chiese la ragione di tale collaborazione forzata ma non fece altre domande, se non era soprannaturale o pericoloso non era affar suo. Lasciarono la vettura appena arrivate al motel.
Aveva parcheggiato non troppo lontano dalla reception e a quanto pare non aveva problemi di contanti, anche se aveva sempre ritenuto che le carte di credito fossero troppo rintracciabili, il denaro contante era sempre più sicuro.
Il motel era anonimo, piccolo e quasi pulito, non sembrava male. La cacciatrice bionda aveva recuperato il proprio borsone dall'auto e aveva atteso che Det si occupasse di prenotare la stanza. Una doppia, era una fortuna che ce ne fossero ancora di stanze libere. Lanciò un'occhiata ad uno dei dipendenti e, intanto che Det pensava alla stanza, lei poteva fare qualche domanda. Non disse nulla che potessero sapere ma a quanto pare c'era un cliente insolito al motel quel giorno: una donna abbastanza ricca aveva scelto di alloggiare in un posto squallido come quello. Il fattorino aveva detto che era arrivata la sera prima e non voleva che entrasse nessuno. Non aveva aggiunto altro però, avrebbero trovato il modo di riuscire a capire se ci fosse qualcosa dietro e non si trattasse semplicemente di una faccenda di adulterio, qualcosa che sicuramente era immorale ma non era affar loro.
Raggiunse la cacciatrice che doveva aver fatto, - Abbiamo probabilmente la prossima vittima oppure soltanto una donna scappata di casa - le riferì, appena ebbe la possibilità di parlare senza che qualcuno potesse origliare i loro discorsi.
- Ci serve sapere a quale stanza alloggia, potrebbe essere utile farle qualche domanda - disse, lanciando un'occhiata all'uomo seduto dietro il banco alla reception, probabilmente se fossero state abbastanza convincenti avrebbe dato loro l'informazione che volevano e l'FBI in genere era sempre convincente in situazioni come quella.
Iniziò a frugare nel borsone e recuperò un distintivo falso, era ben fatto, tanto da risultare fin troppo convincente.
C'era una sua foto e affianco il nome fasullo con tanto di codice identificativo, altrettanto falso, ovviamente. Lei poteva mentire, non aveva usufruito di carta di credito rintracciabile e riconoscibile, sarebbe stato più complicato per Destiny ma al di fuori del motel non avrebbe avuto questo problema in città.
Jo, anzi, l'agente Federale Emily Howard, il cognome come l'autore del ciclo di Solomon Kane.
Si avvicinò nuovamente al banco e mostrò il distintvo, - Potrei dare un'occhiata ai registri, occorre sapere gli ultimi arrivi da ieri sera ma anche quelli odierni - disse in breve la bionda. L'uomo appariva perplesso ma non fece tante storie, quel tesserino identificativo falso sembrava più convincente della frase stessa, il che rendeva solo tutto più facile.
Diede una rapida occhiata, individuando soltanto due arrivi, non sembrava un posto molto affollato. Raggiunse nuovamente Det.




 
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Akkai
view post Posted on 11/12/2011, 19:45








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
Mi avevano insegnato a prestare, il più possibile, attenzione all'ambiente circostante, quindi vidi con la coda dell'occhio la mia collega guardarsi un'attimo attorno, per poi parlare con un cameriere e chiedergli qualcosa, anche se sfortunatamente ero troppo lontana per poter capire tutta la conversazione, ma fortunatamente riuscì a carpire qualche parola chiave del discorso... una signora ricca alloggiava lì... strano, la vera Gisèle non sarebbe venuta a dormire qui neanche se ci fosse stato un harem di modelli.
No... gli incontri con i suoi amanti-burattini li avrebbe organizzati lo stesso in hotel come minimo a 4 stelle superior.
Mi venne un mezzo infarto, quando capì per la prima volta che Gissy era riuscita a farmi memorizzare tutte le classi d'hotel.
Anche se dovevo ammettere che il cuscino di lusso dove m'ero risvegliata era particolarmente morbido, anche se puzzava di lavanda...
Dopo aver pagato con la carta di credito, trenta dollari, un po' tantino per una normale camera di motel, più quaranta di cauzione, presi il borsone e, si, sapevo d'aver usato la carta di credito di Gisèle, ma lei tecnicamente morta ed io avevo un documento falso da agente federale, con sopra il suo pomposo, pomposissimo nome.
Storsi lievemente le labbra, quando mostrai il tesserino identificativo e dissi -Ed io sono la sua collega, Gisèle Agathe Lemoine-
Con la coda dell'occhio vidi una cameriera cilena che stava passando con la testa alta, fiera del suo lavoro, perché poteva mantenersi in un paese dove non doveva nascondersi dai soldati e perché era una sopravvissuta, al viaggio, ai coyote ed alla dura vita nel suo paese, ma non s'era mai piegata.
M'avvicinai a lei, riponendo velocemente il tesserino falso, con loro era meglio non identificarsi come autorità, nel loro paese non erano ben viste e sicuramente aveva mantenuto quell'opinione di tali figure.
La salutai con un cenno del capo, per poi avvicinarmi a lei con passo lento e misurato, poi le domandai se avesse notato qualcosa di sospetto, qualcuno che magari non le aveva aperto la porta, se fuggivano da un cerbero s'isolavano totalmente, lei m'annuì con il capo e disse con un marcato accento latino che c'era una signora che alloggiava nella stanza... 51?
Il suo accento era così marcato che difficilmente la capivo, parlava peggio di mia madre che era del Montana!
Comunque, quando arrivò Jo, la donna riprese a fare i suoi lavori, non poteva perdere tempo in chiacchiere superflue.
Dissi a Jo sotto voce -Io propongo d'andare a posare le borse, metterci qualcosa che ci faccia sembrare delle vere agenti e poi andare a fare delle domande alla signora della 51, la cameriera m'ha detto che si fa portare i pasti ed apre quando i fattorini sono ad un passo di distanza, per non parlare del fatto che non vuole la pulizia in camera... tu cosa hai scoperto?-
Se c'era qualcosa che m'aveva insegnato Gissy, si, perché anche una come lei aveva qualcosa da insegnare, era che l'abito FA il monaco e, se quella persona era così diffidente come sembrava, avrebbe fatto caso anche ad un nostro capello fuori dal protocollo del vestiario adottato dal FBI e, adesso come adesso sembravamo solo due donne che facevano una vacanza sopra un'auto-confetto.
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Lorelai Wayne
view post Posted on 14/12/2011, 04:18








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


Anche Det mostrò il tesserino identificativo, anche se probabilmente era chiaro che fosse una collega, Jo non aggiunse nulla a riguardo, aspettando che terminasse di parlare alla cameriera. Anche se ci aveva pensato lei a rivolgersi al fattorino, almeno ora avevano il numero preciso della camera e non uno approssimativo controllato al registro.
Annuì alle sue parole, - praticamente ho scoperto esattamente quello che hai scoperto tu, nulla di più - disse ironica la bionda, sapendo che alla fine le notizie essenziali erano quelle. Si sarebbe dovuta cambiare, aveva un orribile abito in valigia, l'aveva preso per situazioni come quella e mai tolto da lì dato che non sempre era necessario utilizzarlo.
- Dovrei avere qualcosa con me - disse, tornando alla receptione e prenotando una camera che sarebbe andata bene per due persone con tanto di due letti singoli. Tornò, mostrandole la chiave, - Abbiamo anche dove cambiarci nel caso tu non voglia cercare il bagno - le disse. Dovevano recuperare le loro valigie e Jo non ci mise molto a riprendere in mano il borsone. La stanza era proprio di fronte a quella che della donna, questo avrebbe aiutato a tenerla meglio d'occhio, almeno così la pensava Jo. Sicuramente quella faccenda aveva qualcosa di strano ed erano lì per scoprirlo.
Aprì la porta della loro stanza e lasciò il borsone sul letto più vicino alla finestra, inziando a frugare per cercare i vestiti di cui le aveva parlato poco prima. Doveva dire addio ai jeans per quel caso, era il tipo di abito che indossava spesso, non amava mettere le gonne, non si ci sentiva a suo agio, ma in caso di necessità poteva provare ugualmente.
Raggiunse il bagno e si cambiò in pochi minuti, uscendone con indosso il tailleur abbinato ad una gonna, non particolarmente lunga, su una tonalità di blu molto scura. Non era abituata eppure cercò di fingere che lo fosse, riponendo gli abiti in valigia e nascondendo il pugnale del padre nella giacca, portando con sé anche una pistola, poteva sempre servire, era caricata a sale.
Si adagiò a sedere sul letto e attese che anche Destiny fosse pronta, non era molto abituata ad aspettare e preferiva andare ad interrogare la donna della camera di fronte ma attese ugualmente.

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Meglio evitare di fare le stesse cose in due la prossima volta xD


 
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Akkai
view post Posted on 15/12/2011, 22:01








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
Arrivammo nella stanza e Jo disse d'avere un cambio con se e dopo sparì in bagno.
Mi spogliai e misi i vestiti piegati, secondo criteri ben precisi, sul mio letto, il mio corpo era costellato di cicatrici di vario tipo, il morso di... un cane, un cane vero, sulla clavicola sinistra, ero riuscita a scansare per un pelo quel morso dal mio collo, e devo dire che... quasi quasi ne ero orgogliosa, perché erano simbolo di ciò che ero, nonostante le miliardi di bugie con cui convivevo, quando avevo una vita normale, od almeno una parvenza.
Io frugai nel borsone e dopo qualche tentativo, trovai quello che mi serviva: un completo da falso agente dell'FBI, anche se mi maledissi mentalmente quando mi ricordai che non avevo delle comunissime scarpe, ma delle fottutissime scarpe con il tacco.
Dopo essermi vestita, rigorosamente con le calze color carne a contatto diretto con la moquette sporca, ma sicuramente più comoda di quelle scarpacce, mi feci uno chignon legato stretto abbastanza alto.
Mi guardai allo specchio non nascondendo una smorfia di disgusto per ciò che avevo di fronte: una donna fin troppo femminile ed io beh, io non ero abituata a considerarmi così, ma piuttosto un soldato asessuato, che combatte standosene nell'ombra, ma... no, c'era qualcosa di decisamente sbagliato, una strana sensazione a cui non sai dare ne un nome, ne un volto.
Poi facendomi coraggio, mi misi ai piedi i tacchi e feci qualche passo per abituarmi a quelle calzature.
Avrei preferito affrontare un branco di skinwalker con una collana di pancetta croccante.
Comunque dopo qualche passo non sembravo più un incrocio mal riuscito tra una gru ed una persona che aveva entrambe le gambe ingessate, fortunatamente la camera era vicina alla nostra.
Presi Becky dal letto, si, Becky era la mia pistola preferita, dono di mio padre dopo la prima caccia a cui avevo partecipato.
Ricordavo ancora quando il mio cuore s'era gonfiato d'orgoglio, finalmente ero diventata parte del mondo degli adulti, non potevo sapere che quel mondo prima o poi avrebbe richiesto un costo oggettivamente alto, che io avrei pagato a testa china, come sempre.
Mi assicurai la fondina al bordo superiore della gonna, al fianco destro e poi ne testai la resistenza muovendola lievemente.
Perfetto, alzo gli occhi e vidi Jo che era uscita dal bagno, non so in quale momento e la guardai come per dire 'non commentare', poi osservai che almeno lei aveva avuto il buon senso di non mettersi i tacchi.
Dovevamo parlare con la donna, quindi feci cenno a Jo d'andare e, dopo aver chiuso la porta, bussai a quella della donna che c'era stata segnalata come 'anomala' e di certo dal suo comportamento non poteva essere una cacciatrice
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Lorelai Wayne
view post Posted on 16/12/2011, 18:55








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


Jo era rimasta ad aspettare in corridoio che Det si sbrigasse, probabilmente doveva aver avuto problemi con quel genere di abiti, erano terribilmente scomodi e anche la bionda li trovava abbastanza insopportabili. Raramente indossava gonne. In quel momento si era poggiata alla parete del corrodoio e stava aspettando, ticcehttando con le dita contro la parete. Lanciò un'altra occhiata alla parete, se non si fosse sbrigata sarebbe andata da sola ad interrogare la donna, era più facile quando non si doveva aspettare.
Aveva recuperato quanto necessario, non doveva aspettare per forza. Nella tasca interna della giacca, al lato opposto, aveva anche messo il tesserino identificativo del FBI, poteva procedere. Det uscì dalla stanza in quel momento e Jo le rivolse un'occhiata, notando quanto anche lei fosse a disagio con abiti del genere, in particolare le scarpe su cui cercava di camminare. Lei si era risparmiata i tacchi ma Det non sembrava aver fatto lo stesso.
Una donna in preda al terrore che rischiava di morire non avrebbe avuto da ridire sui tacchi o sulla loro assenza.
- Andiamo - disse la bionda, prima di avvicinarsi alla porta della stanza e bussare alla porta. Non si sentiva più la donna parlare al telefono com'era successo prima. All'inizio non sentirono nulla, non ancora almeno. Poi qualcuno che si avvicinava alla porta. Stava controllando dallo spioncino chi potesse essere e aprì loro la porta solo quando sembrò notare che non si trattava di pericolo per la sua persona.
Era Kate Pierce, aveva fondato la sua ricchezza dal nulla, era una semplice segretaria ed ora aveva un lavoro importante, tutto accaduto all'improvviso.
- Siamo del FBI, abbiamo alcuen domande da porle - furono le parole di Jo e all'occhiata scettica della donna fece vedere il tesserino identificativo, per evitare problemi o proteste di alcun genere.
Kate annuì e si scostò per lasciarle entrare, - Ha visto qualcosa di strano? Qualunque cosa? - chiese Jo, come se fosse una sorta di controllo di sempre, nulla di eccezionale, altrimenti si sarebbe spaventata e non avrebbe collaborato.

 
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Akkai
view post Posted on 22/12/2011, 21:16








© Destiny 'Det' Martin
:Destiny:
La stanza era disordinata e caotica, con una quantità incredibile di libri dall'aria piuttosto antica, messi da per tutto, come se stesse cercando una qualche risposta... avevo già visto una reazione simile... la mia, quando ancora non sapevo che un mago impazzito aveva fatto una magia su di me, e mi ritrovavo sempre un mese dopo, in un posto in cui non ero mai stata e se mi capitava male, ero anche a letto con qualcuno che non avevo mai conosciuto.
Comunque sia, oltre ai libri non c'era nulla che potesse realmente difenderla dai cerberi, a dire il vero non conoscevo nulla che potesse tenere a bada quelle belve ataviche.
La donna era visibilmente nervosa, anche io lo sarei stata nei suoi panni, l'inferno ad un passo di distanza.
Non facemmo in tempo a fare altre domande che dei sinistri ululati arrivarono da lontano, come quelli di un cane a caccia, solo che molto più pericolosi, sapevo già da quale creatura provenivano.
Quella era una delle rare volte nella mia vita in cui avevo paura, tremendamente paura, nonostante fossi stata addestrata come un soldato fin dalla più tenera età.
Presi la mia pistola con proiettili di ferro a frammentazione, non avrebbero fermato il mostro, ma almeno lo avrebbero rallentato per un po'.
Misi il colpo in canna e guardai Jo con la coda dell'occhio, nel mentre quel rumore s'avvicinava inesorabilmente a noi, caricai la pistola portando indietro il carrello e rilasciandolo, nonostante la paura e le mani sudate, i cerberi stavano per arrivare...
Chiusi gli occhi che non m'ero accorto d'aver chiuso e mi ritrovai nella camera d'extra lusso dove m'ero svegliata qualche giorno prima, quando avevo ripreso possesso del mio corpo ed un nauseante odore di lavanda sulle lenzuola di seta, alzai il capo e poi lo feci cadere in un movimento di sconforto... avevo forse sognato?
Lasciai cadere il mio sguardo sul comodino accanto a me... sembrava appena uscito da una bomboniera, oppure vomitato da Hello Kitty dopo una sbronza colossale e, sopra c'era un biglietto con la scritta lampeggiante, senza essere in rilievo, era sicuramente una magia, diceva 'Last chance baby...'
Inarcai un sopracciglio, ma per qualche strano motivo ero troppo stanca anche solo per potermi alzare.


:gabriel:
Era per puro caso che mi trovavo nelle vicinanze della del motel, no non pensate male, non stavo seguendo la biondina, ma un predicatore fedifrago, che si recava lì molto frequentemente.
Lo avevo appena trasformato in un maialino, uno di quelli da appartamento, quanto avevo sentito la voce di Jo ed affacciandomi la vidi entrare nel motel e, mi venne un sorrisetto sulle labbra, che qualche secondo dopo si sciolse in un accenno di sorriso sincero.
Si, mi stavo decisamente rammollendo.
Comunque sia, decisi che le avrei seguite da vicino, sia lei che quella sua strana amica.
Jo passò accanto a me senza riconoscermi, perché m'ero travestito da cliente e nascosi un sorrisetto sotto i baffi, nel mentre facevo finta di cercare le chiavi della mia camera.
Era passato un bel po' dalla nostra ultima visita e, sinceramente ero contento di averla rivista anche se solo per qualche minuto, pazienza, avrei inventato un caso per poterla rivedere.
Mi misi comodamente sdraiato sul letto che stranamente s'era trasformato in uno di quei letti dal desing moderno, con le lenzuola in seta e tanti cuscini morbidissimi, ma a quanto pare era destino che non potessi starmene in santa pace a mangiucchiarmi dei pop corn caramellati, di fatti, il mio radar angelico avvertì immediatamente l'arrivo di un cerbero, anche se non potevo essere certo della sua destinazione, fino a quando il cane infernale non fu davanti alla porta dove si trovavano Jo e quella tipa strana, che emanava magia nera ad un chilometro di distanza, non ci pensai due volte e trasportai lontano la mora, per poi prendere Jo da dietro e volare lontano da lì.
Quella donna si meritava di morire, sapeva le clausole del contratto e non era mia intenzione salvarla.
Appena atterrammo in un parco giochi di una cittadina semi sconosciuta, arretrai d'un passo da lei, per mettere un poco di distanza tra noi due e dissi ironico -A quanto pare sono stato retrocesso a tuo angelo custode...-
Avevo anche un sorrisetto divertito ad accompagnare quella frase.


 
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Lorelai Wayne
view post Posted on 22/12/2011, 22:14








© Joanna Beth Harvelle

:Joanna:


Jo aveva altre domande da fare alla donna, quando si accorse che c'era qualcosa nei paraggi, qualcuno ringhiava.
Kate sembrava averlo capito, lei aveva sentito il ringhio prima che potesse giungere alle loro orecchie, i primi segni d'avvertimento erano già arrivati ai suoi occhi, era ugualmente spaventata. Ora anche questo, era l'indizio più chiaro di tutti, era giunta la sua ora e a breve sarebbe morta. Non voleva questo, avrebbe cercato qualsiasi modo per evitare il trapasso, ma non aveva trovato nulla. Un patto era un patto, le era stato detto che alla scadenza dei dieci anni, sarebbero tornati per la sua anima ma il tempo era passato tanto in fretta che non se n'era resa conto.
Jo aveva notato lo spavento della donna e a sua volta aveva udito quei ringhi, ma soltanto quando furono abbastanza vicini. Det tirò fuori la pistola e ci pensò anche Jo, togliendo subito la sicura, pronta a sparare a quei cani infernali. Non era facile individuarli, sapeva che non si potevano scorgere, erano invisibili per loro umani ma sicuramente il ringhio avrebbe aiutato in qualche modo a farsi un'idea di dove potessero essere. Iniziò a frugare in giro per cercare qualcosa, magari abbastanza sale da poterlo rallentare. Non c'era nulla, la donna non sembrava conoscere questo sistema. A quel punto vide sparire l'altra cacciatrice. Si guardò intorno e sollevò l'arma pronta a sparare verso chiunque fosse stato e probabilmente avrebbe tentato di afferrare anche lei.
Kate era sul punto di piangere ma non emetteva alcun fiato, si guardava intorno come se fosse intrappola e alla fine era proprio così.
Jo venne afferrata alle spalle e si sentì spostare da lì, perdendo contatto con il pavimento sotto i piedi, strinse ugualmente la pistola tra le mani, come ad aggrapparsi all'ultima arma sicura che poteva almeno aiutarla a difendersi.
Venne lasciata andare qualche attimo dopo e si scostò, volgendo subito la visuale verso chiunque potesse averla afferrata e portata lì. Gli puntò la pistola contro, prontissima a sparare prima di domandare cosa volesse da lei. Era il trickster, a quanto pare. Erano in un parco cittadino, non aveva idea di quanto fosse distante dall'hotel ma era sicura di doverci tornare prima che la donna venisse uccisa da quel cerbero. Era priva di difese e sicuramente non aveva con sé un'arma per poter tenere a bada la creatura infernale.
Jo non era sicura che la vesse fatto un favore portandola via da lì, anche se aveva detto di essere il suo angelo custode, - Però ero lì per un motivo e impedire che quel cerbero faccia un pasto è quel motivo - disse lei, abbassando la pistola ma tenendosi sempre pronta, in caso dovesse servire. Anche se quella donna aveva deciso di uccidersi da sola, non riteneva fosse il caso di lasciarla morire, anche se alla fine era vero, era colpa sua. Aveva preferito la via facile, piuttosto che ottenere da sola tutto ciò che aveva avuto da quel patto.
Si guardò intorno, cercando di capire dove potesse essere, - Cosa ci fai qui? - chiese, non che non potesse remotamente non dispiacergli di vederlo ma al momento aveva altro per la testa per poterci anche solo pensare o ammetterlo. Trovò un cartello segnaletico e si avvicinò per dargli un'occhiata, senza lasciare la pistola, anche se non era il caso di esporla così tanto in pubblico. Non c'erano molte persone, doveva essere un paesino abbastanza piccolo da non portare così tanti abitanti o non era un'ora in cui affollavano posti come quello. Aveva ancora i vestiti di prima addosso e i suoi erano rimasti nella stanza insieme al borsone e il resto delle armi.

 
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Akkai
view post Posted on 23/12/2011, 16:31








© Loki
:gabriel:
Apppena Jo si voltò puntandomi addosso l'arma feci un mezzo passo indietro ed alzai le mani in segno di resa e dissi ironico ed allegro allo stesso tempo -Ehi, potresti fare del male a qualcuno con quella.-
Era logico che la mia Jo avrebbe risposto che sarebbe riuscita a salvarsi da sola, era testarda ed orgogliosa, non m'aspettavo di certo che si fosse inginocchiata ai miei piedi acclamandomi come suo salvatore.
Mi strinsi nelle spalle e dissi – E dai Jo, se l'era cercata, sapeva esattamente quali erano le clausole, lei ha voluto il successo e lo ha avuto per ben dieci anni...- Feci una breve pausa avvicinandomi a lei con una reale apprensione negli occhi -... davvero saresti voluta morire nel vano tentativo di salvare una persona del genere?-
Avevo imparato una dura lezione quando ero ancora in paradiso, non si può aiutare chi non vuole essere aiutato, io e Lucifer eravamo pappa e ciccia, culo e camicia, ma non ero riuscito a dissuaderlo dal ribellarsi al nostro padre, trascinando con se molti dei nostri fratelli e, in seguito, tentai di far ragionare Miky, ma senza molto successo, così m'ero dovuto arrendere all'evidenza che non potevo essere d'aiuto a nessuno e, pur di non restarmene a vedere come la mia Casa era distrutta e disintegrata, me ne ero fuggito, qualcuno avrebbe detto come un vigliacco, anche se la verità era che non ce la facevo più a combattere.
E non volevo che Jo imparasse quella lezione con la sua vita.
In quel momento ero la cosa più lontana dal trickster che si potesse immaginare, forse e ripeto, forse, ricordavo un poco l'arcangelo che ero un tempo e ciò non mi dispiaceva, stranamente.

 
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20 replies since 1/12/2011, 22:02   248 views
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