hunting, a life, a mission with no escape routes

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Akkai
view post Posted on 22/11/2011, 18:45








© Gisèle Agathe Lemoine
:Gisèle:
Era da tanto tempo che non mi svagavo un po', ultimamente ero andata da un set fotografico ad una sfilata di moda, senza sosta e se non mi prendevo una pausa mi rischiavano di venire delle orribili e raccapriccianti rughette precoci per lo stress.
Quindi m'ero imposta questa vacanza, quindi ero salita sopra la mia auto, con il mio così esiguo guardaroba, che non sapevo come avrei fatto a sopravvivere per due lunghe lunghissime settimane.... solo 4 valige da venti chili d'abiti, più qualche altra valigiuccia di trucchi e cosmetici vari.
Una persona normale sarebbe andata alle terme, ma io non ero una persona normale, ero Gisèle Agathe Lemoine, discendente del glorioso casato dei Lemoine e nonché ultima erede di quell'impero colossale che era la casa di moda Lemoine ed anche se non ci fossero state le mie illustri natali, io ero così bella e perfetta che in un banalissimo centro estetico cinque stelle extra lusso, m'avrebbero solo potuta peggiorare.
Ovviamente non ero stata io a caricare i bagagli in macchina dato che dei bravi ragazzi s'erano offerti ''volontari' per trasportare le mie valige in auto.
Adesso io ero comodamente seduta sul sedile del passeggero, mentre un'uomo che avevo raccattato prima di partire stava guidando.
Se mi fosse importato di qualcosa, avrei saputo che lui era un padre di famiglia, con ben due marmocchi ed una moglie, nonostante fosse molto giovane e bello.
E se avessi un minimo di coscienza mi dispiacerebbe per lui, perché sicuramente la moglie dopo averlo visto baciarmi e partire con me, avrà pensato ad una fuga romantica.
Però adesso mi stavo annoiando... volevo guidare io e non potevo farlo fin che lui era con me, così dissi annoiata -La tua padrona dice 'accosta'-
Ormai avevo occhi per la gente facilmente manovrabile, perché si, come l'ipnotismo esistevano persone più predisposte e meno, perché la gente con un ego più debole, gli scarafaggi, per intenderci, erano più malleabili a questo genere d'incantesimo.
L'auto accostò dolcemente, quasi senza vibrare sul ciglio di una strada molto trafficata.
Io protestai comunque con ferocia, mortificando Piattola numero 90 e quando mi prese la mano repressi a stento un conato di vomito al contatto della mia pelle delicata e vellutata come un guanto di seta alla sua callosa e sudaticcia e feci una smorfia di palese disgusto, quando le sue labbra screpolate dal sole e ruvide come della cartavetra si posarono sul torso della mia mano fine ed elegante.
Per un momento temetti di doverla immergere in una pozione idratante e lenitiva.
Sorrisi maligna e dissi -Vuoi farti perdonare?-
Lui mi guardò con due occhioni che mi supplicavano di dire che cosa avevo in mente, così che lui potesse farsi perdonare la brusca frenata.
Continuai dicendo -Oltre questa strada c'è un bellissimo fiore... me lo prenderesti?-
Accompagnai la frase con qualche battito di ciglia e due occhi imploranti e quel viscido non tenne in considerazione il fatto che la strada era trafficata e le macchine andavano a tutta velocità, così si fiondò in strada e, quando arrivò una macchina, lui si paralizzò davanti al cofano, troppo terrorizzato per poter fare qualcosa e venne immancabilmente investito.
Scivolai con l'eleganza di una libellula al lato del guidatore per poi lanciare un sorriso soddisfatto in direzione della carcassa sanguinolenta che giaceva per strada.
Mi misi gli occhiali da sole e dopo aver sintonizzato la radio sulla mia stazione preferita partì canticchiando I'm a barbie girl, in a barbie world
Life in plastic, it's fantastic!
accompagnando ogni parola con un ticchettio delle mie unghie perfette, come me del resto, sulla carrozzeria della mia auto.
Arrivai al campus universitario di Stanford, se spariva qualcuno lì, di certo passava più inosservato.
Lì i ragazzi se ne andavano e venivano a loro piacimento ed io avevo il campo libero.
La caffetteria poteva andare per osservare le mie prede nel loro ambiente naturale, nulla era più rinvigorente di una caccia ai propri servitori, già mi pregustavo una decina o due di ragazzi pronti a soddisfare qualsiasi mia richiesta...
Mi sedetti ad un tavolino e dopo averlo ordinato, me lo feci portare al tavolo.
Un ragazzo biondiccio, niente male era arrivato con il vassoio e la tazza di un colore improponibile, fuori moda da ben due mesi!
Presi la tazza facendo accidentalmente scivolare l'indice contro il dorso della sua mano, anche se il caso non c'entrava, dato che avevo dovuto intaccare la mia perfezione con un sigillo inciso proprio sul polpastrello dell'indice, fatto con una macchinetta laser per renderlo il più piccolo possibile, senza intaccarne l'efficacia.
Feci un sorriso civettuolo a... Todd e gli dissi -Sono nuova di queste parti...- giochicchiai un po' con il cucchiaino nella tazza prima di sollevare i miei due occhioni su quel povero sfigato e continuai -Non è che appena finisci il turno mi fai fare un giro del campus?-
Dopo cinque minuti eravamo già fuori... non seppi se aveva realmente finito il turno o fosse uscito prima, ma che me ne importava?
M'aggrappai al suo braccio, come una fidanzatina ed iniziammo a cinguettare, come mr. and mrs. vomitevoli, nel mentre lui mi mostrava il campus universitario, con gli occhi illuminati dal fatto che io, la magnifica Giséle, fossi con lui.
Forse lo avrei fatto durare di più degli altri... forse, dovevo ancora vedere che abilità aveva nell'applicare lo smalto.

 
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Lorelai Wayne
view post Posted on 22/11/2011, 20:42








© Sam Winchester

:sam:


Erano tre anni che Sam aveva lasciato la vita del cacciatore, molto tempo che non parlava con suo padre, da quando avevano avuto quella terribile lite. Era avvenuto tutto prima della sua partenza e andarsene da lì era stato più facile, non che ne fosse felice ma era riuscito a lasciarsi tutto alle spalle.
Era quasi un anno che l'ex cacciatore era fidanzato con Jessica, l'anniversario ci sarebbe stato tra una settimana e mezza circa. Aveva lasciato alle spalle la vita che suo fratello e suo padre facevano, non sembravano esservi altri avvenimenti strani ora che era riuscito a ricomporre quella che poteva definire una vita normale.
Studiava legge, alla Stanford University, in California, e gli mancavano solo due anni per terminare gli studi ed iniziare la specializzazione, prima di poter diventare un avvocato a tutti gli effetti.
Anche quel pomeriggio stava studiando e Jessica era ai corsi, quella settimana li aveva di pomeriggio. Dividevano l'appartamento da un mesetto appena, ancora doveva farci l'abitudine, però non sembrava dargli fastidio. La cosa era diventata seria tra di loro, non lo immaginava quando l'aveva conosciuta all'inizio.
Non aveva molti amici all'università, due o tre, tra cui Todd, un bravo ragazzo che lavorava al bar lì vicino per aiutarsi con lo studi, la parte che richiedeva soldi per potergli permettere la frequenza. Sapeva che Todd era ancora al lavoro, non aveva idea di quanto stava succedendo in quel momento, neppure che lui aveva smesso il turno con due o tre ore di anticipo rispetto al solito per una donna. Il che era strano considerando che ci teneva agli studi.
Sentì bussare alla porta, era presto per il ritorno di Jess e non sapeva se potevano esserci altre eventuali visite, non qualcosa di programmato. Aprì la porta trovandosi davanti Todd ed una ragazza dai modi piuttosto spigliati, forse più di quanto sembrasse. Non sapeva che al suo amico piacessero ragazze di quel tipo, però aveva vissuto abbastanza situazioni strane da notare qualcosa di... diverso nello sguardo di Todd. Era evidente che c'era qualcosa di... poco normale, non poteva subito credere che fosse sotto l'effetto di qualcosa ma non era così tranquillo.
- Todd... tutto bene? - chiese all'amico, ma non aggiunse nulla dei suoi sospetti, aveva deciso di non pensarci più, di tenersi fuori da faccende strane, ma non sembrava la sua immaginazione a parlare.




 
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Akkai
view post Posted on 22/11/2011, 22:52








© Gisèle Agathe Lemoine
:Gisèle:
Sapevo che non era totalmente in se, ma non è che m'importava molto, avevo trovato il mio primo schiavetto e sicuramente se ne sarebbero aggiunti degli altri, amici, conoscenti od estranei, non m'importava, sarebbero stati miei, totalmente miei.
Ad un certo punto il cretino si bloccò e mi disse sorridendo come un idiota -Voglio che tutto il mondo sappia che ti amo.-
Circondò il mio viso con entrambe le mani e mi diede un lieve bacio sulle guance verginello, per poi osservare la mia reazione ed il fatto che io mi stessi leccando il labbro superiore, lo indusse a pensare che ne volevo un'altro e così me ne diede un'altro più profondo e meno casto.
'Povero il mio rossetto' pensai, 'speriamo che regga o che non sbavi, non voglio sembrare un clown'.
Mise un braccio dietro le mie spalle, con fare troppo possessivo e non mi piacque per niente, poi mi disse sornione -Ti porto a far conoscere il mio gemello separato dalla nascita.-
Ovviamente stava scherzando, era fin troppo ovvio, anche per una come me che non capiva il perché di tali manifestazioni d'affetto, per... altro affetto... patetico.
Comunque mi portò all'appartamento del suo amico, il quale lo scrutò diffidente e gli chiese se stava bene.
Stupido-Todd allargò le braccia, in un gesto plateale ed ubriaco e disse quasi urlando e strascicando le pa-Benissimo Big Sammy... amo la vita e la amo!-
Ed ovviamente l'amore della sua vita ero io.
Risi imbarazzata, nel mentre scrutavo il ragazzo, se volevo averlo con me mi sarei dovuta impegnare molto per ottenere dei risultati soddisfacenti, ma era anche vero che era un amico di quel babbione, quindi dovevo tenermelo buono.
Dissi con tono supplichevole -Senta, non lo so che cosa ha il suo... amico, ma l'ho trovato così e sarebbe stato imprudente lasciarlo fuori... non è che potresti darmi una mano a metterlo sul divano?-
Sam mi aiutò, o meglio io feci una parte moolto misera nello stenderlo sul divano, dove pochi secondi dopo s'addormentò.
Porsi la mia mano al gigante, stando ben attenta a sfiorare la sua carne con il mio pollice e dopo avergli stretto la mano, dissi -Giséle Monblace, sono venuta qui per uno scambio culturale con la Francia...-
Guardai la porta tristemente, come una povera orfanella, poi dissi a mezza voce -ci rivedremo bientôt... presto.-
Mi allontanai da lì, non volevo essere ricollegata a ciò che sarebbe successo di lì a poco.
L'amico di Sam si svegliò improvvisamente e, dopo aver aperto la finestra, con calma, come fa una persona quando vuole vedere il tempo, poi si buttò dal sesto piano e, di Todd Brown rimase solo una poltiglia rossiccia attaccata al marciapiede.
Io ero già lontana... tempo cinque giorni ed avevo collezionato dieci spasimanti, più un suicidio... uno s'era infilato la testa nel tritacarne... in realtà non era proprio un suicidio, dato che glie lo avevo ordinato io...
 
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okkioniblu91
view post Posted on 25/11/2011, 02:17








© Trinity Whistler {Andras}

:Trinity:
Era iniziato uno di quei tipici giorni che rasentavano il patetico. Era già abbastanza umiliante farsi dettar ordini da un tizio talmente obeso da rischiare quasi il collasso della sedia su cui aveva depositato quelle sue grosse chiappone stracolme di cellulite. Farsi buttare il caffé in faccia però, era decisamente troppo per i suoi gusti. Si sarebbe ricordata della sua faccia, era una delle anime che sarebbero finite all'inferno da qui a qualche mese, si sarebbe occupata personalmente di farlo soffrire come un verme, fino a farlo contorcere ed implorare pietà. Tuttavia si costrinse ad assumere l'aria più mortificata di cui fosse capace il suo tramite.
Trinity Whistler, una ex cacciatrice che come il piccolino dei due winchester, aveva deciso di continuare gli studi di criminologia a stanford. Era da ormai due anni che era lì e le era capitato ogni tanto di collaborare con i Winchester. Aveva deciso di troncare da quando la sorella era stata sgozzata da un Ghoul, aveva in pratica chiuso una porta per potersi occupare di una vita normale, ma ovviamente non le era stato possibile.
Aveva lasciato temporaneamente il tramite attuale, dopo aver messo su un finto incidente, per poi appropriarsi della ragazzina che ora manovrava come una marionetta.
Era in uno stupido ristorante d'asporto. Lavorava come fattorina, un lavoro onesto, fin troppo da dar la nausea, per mantenergli gli studi. Ciò che studiava non era poi così male, ma.. sembrare così patetica le dava seriamente voglia di sgozzare qualcuno, proprio come il tizio che continuava a sbraitare perdendo parti ingenti di saliva.
Trattenne una smorfia e si strinse al petto il pacchetto che era destinato al piccolo Winchester. Era arrivata un'ordinazione e di certo una porzione di insalata grande con tonno e carote non poteva essere ordinata da altri fuori che a lui. Gli avevano abbonato anche un pacchetto di ravanelli e del condimento gratis. Si era sempre chiesta se in un'altra vita non fosse stato un coniglio od una capra ma poco le importava. Per il momento si limitava a tenerlo d'occhio, anche se aveva già tutto perfettamente in mente.
Era come una grossa mappa dei tempi dei corsari, con pedine disposte da tutte le parti. Come una sorta di enorme domino mentale ed era estremamente smaniosa di mettere tutto in atto.
Era crudele, forse un po' troppo e quel visetto d'angelo che aveva su il suo tramite in quel momento, non era decisamente combaciante. Tuttavia tentò di arrangiarsi, ma appena sola avrebbe provveduto a staccare la testa a quel bastardo.
-mi spiace.. - mormorò solo. Sembrava davvero mortificata e sperduta. Era una cacciatrice esperta, ma la morte della sorella l'aveva segnata profondamente fino a farla sembrare quasi un'altra persona.
-Vedi di non sbagliare ancora, razza di cretina, o sarai la prossima a lasciare quella porta a suon di calci!- sbraitò l'uomo, dando un pugno tale sulla cattedra da farla vibrare violentemente.
Trinity sobbalzò appena, mentendo perfettamente, per poi annuire freneticamente e uscire in tutta fretta. Proprio come un bolide appena sganciato. Schizzò fuori da quella stanza come se avesse un cerbero alle calcagna e per poco non si scontrò con Wilson, quello che consegnava la posta. Era entrato per dare delle lettere al capo.
Alcuni esseri umani erano patetici nel limite dell'impossibile.
Ovviamente non mancò di sorreggerla con entrambe le braccia ed Andras non poté fare a meno di lasciarlo fare.
Detestava in un modo viscerale dover mantenere quella stupida copertura, ma andava fatto.
Non era poi da molto che aveva trovato il ragazzo prescelto ed aveva deciso bene di pedinarlo come poteva.
Ignorò le paroline dolci dette dall'idiota per poi abbozzare un finto sorriso imbarazzato e qualche frottola goffa qui e là per poi schizzar fuori.
Una volta in strada trovò il suo "destriero". Una mountain Bike dall'aria vecchia e scassata, ma era ancora un bolide. Era la fattorina del campus e doveva arrangiarsi. Era certa che Jessy fosse a lezione, aveva già controllato ovviamente. Lei e il suo ragazzo facevano orari diversi. Accennò qualche sorriso cordiale ai passanti per poi schizzare a tutta velocità tra la gente. Non aveva bisogno del casco, ma lo avrebbe messo per non farsi scassare le scatole da eventuali rompi palle.
Raggiunse entro poco l'appartamento di Sam, quel giusto per vedere Todd spiaccicato sul marciapiede.
Lasciò che il tramite trattenesse il respiro nel vederlo. In qualche modo sembrava essersi presa una cotta per quel tale. Trattenne il disgusto e lasciò che un espressione vagamente terrorizzata le alienasse i lineamenti.
Si fermò di scatto e raggiunse ciò che restava del ragazzo, impedì alla ragazzina di piagnucolare per poi inginocchiarsi ed osservarlo. Sentiva qualcosa nel suo sangue.. puzzava di strega. Subito si fece all'erta. Era ben celata agli occhi di qualunque creatura. Di certo non si sarebbe fatta fregare da una streghetta da quattro soldi. La sentiva nei dintorni, ma alzando lo sguardo, poté notare da dove fosse caduto il ragazzo. Era l'appartamento di Sam. Non perse tempo e raggiunse la scala.
Bussò alla porta ma non diede il tempo al ragazzo di dire niente, - cos'è successo?- gli disse solo, lanciandogli un'occhiata che poteva essere capita soltanto da un'altro cacciatore.
-Ho visto Tod.. - emulò un finto magone in gola. Avevano iniziato a fare sul serio qualche giorno prima e ora la "povera" Trinity aveva visto il suo neo ragazzo sfracellato a terra, ma tentò di rimanere forte.
Intanto gli porse il pacchetto con l'insalata, ignorando la grossa macchia di caffé che si era estesa sulla maglietta.



 
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Lorelai Wayne
view post Posted on 26/11/2011, 21:43








© Sam Winchester

:sam:


La ragazza aveva portato Todd dentro, era più che evidente che avesse bevuto un po', più di quanto reggesse e sapeva che non era famoso per reggere alla grande gli alcolici. L'aveva poggiato sul divano e la ragazza dai capelli biondi aveva spiegato cos'era accaduto con un inglese su cui spiccava un più che palese accento francese.
Sembrava strano che lui uscisse con una ragazza così, anche se aveva l'aria triste, sembrava più che altro un po' snob, non lo convinceva affatto ma non aveva nulla per dire se era colpevole o meno, così non dichiarò nulla a riguardo. Lasciò che lei uscisse dall'appartamento subito dopo. Spostò lo sguardo sul suo amico, ancora stordito per via della sbronza, di cui era ancora vittima.
Sospirò e si passò una mano tra i capelli, pensando ad una soluzione, - Vado a farti del caffè - disse, sparendo nella stanza affianco, la cucina, sapeva che era uno dei rimedi consigliati per casi del genere. Tuttavia quando fece ritorno nella stanza, non vide più il suo amico sul divano e si accorse che la finestra era stata aperta.
- Todd, dannazione! - disse, sembrava preoccupato per il suo amico e la prima cosa che gli venne spontanea fu guardare se aveva aperto la porta ma questa era chiusa come prima. Così si avvicinò alla finestra, notando il corpo privo di vita del suo amico, si era sfracellato a terra e non si muoveva più. Chiuse la finestra e lasciò la tazza sul tavolo, per aprire in fretta la porta. Non aveva visto Trinity nei pressi del corpo, arrivata appena qualche istante dopo che si era allontanato dalla finestra. Sapeva che la loro amica aveva una cotta per Todd, anche se a lui non aveva ancora detto nulla, Sam aveva notato qualcosa, senza averne la conferma.
Stava per uscire quando qualcuno bussò alla porta e l'aprì, notando proprio Trinity davanti alla porta, era arrivata intanto, non l'aveva notata quando si era affacciato però. Sembrava terrorizzata, si vedeva che stava anche male per lui, anche se sapeva che era una ragazza forte.
Sapeva che in passato era stata una cacciatrice, l'aveva scoperto per caso e alla fine le aveva parlato anche lui della sua famiglia, era la sola tra i suoi amici che sapesse qualcosa riguardo suo padre e suo fratello, così come la scomparsa della madre.
Chiese cos'era successo e capì che stava parlando di Todd, sicuramente aveva visto il corpo, così come confermò lei stessa qualche istante dopo. Sembrava sul punto di piangere. Sospirò e si avvicinò per abbracciarla.
- Quando l'ho visto stava bene, era solo ubriaco, mi sono allontanato qualche momento e... - lasciò in sospeso la frase per farle capire che quello che era successo dopo si poteva intuire senza doverlo ripetere di nuovo. Nessuno dei due accennò a piangere, anche se sembravano soffrirci entrambi, anche se in modo e per motivi diversi.
- E' stato accompagnato da una donna, alquanto strana - aggiunse, era un cacciatore, lo era stato, anche se quello sembrava soltanto un suicidio, era sicuro che ci fosse qualcosa, probabilmente perchè anche se non voleva, era la prima cosa che pensava in casi... strani, come quello. Era sicuro che la ragazza potesse capire, anche se sapeva che fosse reticente come lui nel mettersi di nuovo a seguire un caso, però questa volta era diverso.
Si scostò e recuperò il cellulare, per avvisare l'obitorio e far spostare il corpo di Todd, non era giusto che rimanesse lì. Avrebbe dovuto telefonare anche alla sua famiglia, appena sarebbe stato tutto pronto per il funerale.
Sospirò, odiava dover seppelire sempre chi gli era troppo vicino, amici, familiari, sembrava andare sempre così...





 
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Akkai
view post Posted on 26/11/2011, 22:49








© Gisèle Agathe Lemoine

:Gisèle:

Quell'umano aveva osato interferire, anche se inconsapevolmente, con i miei piani, questo m'irritava oltre ogni modo e sicuramente mi sarei vendicata.
Non potevo arrabbiarmi, non potevo permettermelo, altrimenti mi si sarebbero accumulate, con gli anni, delle antiestetiche rughe d'espressione.
Mi guardai le mie bellissime unghie nere laccate e notai con orrore che una di esse aveva lo smalto scheggiato... ecco cosa si otteneva ad 'aiutare' il prossimo, meglio badare solo a se stessi e e tutto il resto può andare al diavolo*... chi sa come mai quella era una frase che avevo già sentito da qualche parte....
Il tacco risuonava per la strada lastricata, quando avvertì la presenza di un demone al interno del campus, in genere io non badavo a loro e loro facevano altrettanto con me, era una sorta di legge non scritta tra amanti dei... propri interessi.
Mi diressi verso un'altro dei territori di caccia: il parco.
Non avevo mai amato le coppiette che se ne stavano tranquillamente nel parco a sbaciucchiarsi, dichiarandosi amore eterno, quando un incentivo da parte della sottoscritta e loro lasciavano la donna a cui dichiaravano appartenesse il loro cuore.
Toccai la tempia di uno con l'indice, nel mentre stava baciando la sua ragazza.
La respinse bruscamente, per poi alzarsi ed andarsene turbato.
Tempo stimato per la conquista di quell'uomo? Cinque giorni o forse meno.
Un'altra vomitevole coppietta stava flirtando... probabilmente primo appuntamento, toccai la spalla dell'uomo, in modo tale da farlo girare e gli diedi un bacio, che sentì subito ricambiato con passione e desiderio.
Sorrisi maligna al contatto con le sue labbra, nel sentire un singhiozzo partire dalla ragazza tutta casa e chiesa che stava con lui.
Non sarei stata sola ancora a lungo... me lo sentivo nelle ossa.
Faccio ancora qualche altro giretto per il campus, fino a quando non trovo un ragazzo così gentile da prendermi in braccio.
Avevo controllato i suoi accessori, troppo ricchi per essere uno studente squattrinato, sicuramente se abitava in una confraternita, doveva essere stato messo in una delle stanze più lussuose... la teta kappa teta... un edificio piuttosto antico, ma che se la cavava ancora bene, elegante ma non appariscente, in linea con la mia filosofia.
Un sorrisetto vittorioso comparve sul mio viso.
Poggiai le mie labbra sul suo labbro inferiore, e dopo essermi staccata, sussurrai sulle sue labbra -Sono taanto stanca, portami nella tua camera e dopo scarica la mia macchina.-
Appena mi portò in camera sua, mi tolsi le scarpe con il tacco, che iniziavano a farmi male, poi attesi la vaschetta con l'acqua calda e bicarbonato, per ammorbidire la pelle e, dopo tale processo, il mio neo schiavetto, mi massaggiò i piedi, fin che non crollai addormentata sul letto.
La mattina dopo trovo un caffè caldo e dei muffins ai mirtilli sul comodino della mia camera e l'unica cosa che mi viene da fare è guardarli irritati.
Appena il ragazzo biondiccio torna getto arrabbiata i muffins per terra e dico seccata -I muffuns sono per i porci, io pretendo di croassant, non di quelli schifosi che fate voi!-
Quel ragazzo abbassò le spalle, per poi guardare il pavimento triste, ma andò a prendere lo stesso ciò che gli avevo chiesto.
Mi guardai meglio attorno, la stanza era disordinata, ma Mark? Tom? Mitch? Avrebbe risistemato tutto, perché quella sarebbe stata la mia base operativa.
Sbadigliai vistosamente, prima d'iniziare la cura della mia persona, apparve davanti a me uno di quei ragazzi che avevo reclutato il giorno prima, s'inginocchiò davanti a me e mi chiese con tono supplichevole che cosa poteva fare per me ed io dissi senza alcuna esitazione -Sam Winchester, lo voglio morto, o puoi anche metterti la testa nel tritacarne.-
M'accorsi troppo tardi delle parole che avevo usato, se quel ragazzo avesse fallito la missione, si sarebbe realmente messo la testa nel tritacarne... morte dolorosa, senza dubbio e... suicidio troppo atipico per passare inosservato.

* You just care about yourself and all the rest can go to hell tratto da Pincesses di LaFee
www.polyvore.com/cgi/set?id=39798253&.locale=it

 
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